In un nostro articolo pubblicato proprio su questa rivista l’11 giugno del 2019, Carlotta Vitale, direttrice artistica della compagnia Gommalacca di Potenza (fondata con il regista Mimmo Conte), raccontava la genesi di un complesso progetto di teatro partecipato e itinerante che, coprodotto con la Fondazione Matera-Basilicata 2019, avrebbe debuttato il mese successivo lungo la via Basentana, «dando corpo ad un viaggio nell’identità contemporanea della Basilicata». AWARE. La nave degli incanti non era ancora stato realizzato eppure – ricordiamo con vivida chiarezza – nelle parole del suo direttore artistico esso era vivo e reale. D’altra parte si trattava di un’operazione lungamente ragionata e ampliamente condivisa (oltre 430 le persone coinvolte tra abitanti, artisti, studiosi, tecnici ed operatori) sebbene per sua stessa natura esposta ai capricci dell’hinc et nunc. Anzi, potremmo dire che proprio questo margine di rischio, al netto della portata favolistico-simbolica della drammaturgia e dello spettacolo strictu sensu, ha rappresentato il valore aggiunto dell’iniziativa, tesa innanzitutto a mettere insieme visioni artistiche e indagine sociale. Perché la Nave di Gommalacca è stata in realtà «una Nave nella Nave, un’eterotopia che ha trasportato e messo in circolo le idee e le persone».
Quell’intervista del 2019 narrava dunque, in modo sintetico ma esaustivo, gli antefatti del progetto. La sua vita ante quem. La sua preparazione (durata in fondo l’intero decennio di attività della compagnia) e la sua attesa. Ora, a distanza di quasi due anni dall’effettiva realizzazione di AWARE, in uno scenario artistico-culturale e umano del tutto mutato a causa di una pandemia che sta ribaltando il nostro modo di stare al mondo e di sentire il mondo, Editoria & Spettacolo pubblica un interessante volume, a cura di Renzo Francabandera, Elena Lamberti e la stessa Vitale, che ripercorre post-quem quell’esperienza e la arricchisce di sguardi e affondi critici. Se il titolo del libro (inserito nella collana Riflessi) ricalca esattamente – e non a caso – quello dello spettacolo, il sottotitolo risulta quanto mai significativo: “Progettare e realizzare idee e sogni d’arte collettiva oggi”. Un sottotitolo che già di per sé riannoda i fili con la nostra bella tradizione di teatro partecipato nonché con la sperimentazione legata alla performing-art e affida a quell’aggettivo così incontrovertibile, “collettiva”, la visione futura “anche” di una nuova rinascita relazionale post Covid, partendo appunto dai luoghi. Dallo spazio che ci circonda. Dal fare insieme. Il volume, con introduzione a firma dei curatori, è suddiviso in tre sezioni. La narrazione del progetto specifico e della messa in scena vera e propria è affidata alla seconda sezione (“Il progetto AWARE”), laddove alcuni studiosi imbarcati sulla grande Nave salpata il 7 luglio 2019 da Potenza, gli “abitanti attivi” che vi hanno viaggiato sopra, lo scenografo Mario Carlo Garrambone, il drammaturgo Riccardo Spagnulo e il regista Mimmo Conte raccontano, ognuno dal proprio punto di vista, il senso e il valore di questa esperienza. Senso e valore poi ampliati dalle visioni di quegli operatori e critici teatrali per lo più firme della testata PAC (tra i collaboratori del progetto) che, nella terza parte del libro (“Narrazioni e sguardi critici”), disegnano la loro percezione del viaggio. Con sincera passione, Elena Lamberti descrive il suo “prendersi cura” del progetto e con pari sensibile intensità Laura Bevione, Ilena Ambrosio, Roberto Rizzente (solo per citare qualcuno dei nomi i cui contributi vengono qui pubblicati) ne restituiscono la poesia, le voci, i protagonisti, l’infantile incanto, l’impatto sul pubblico e – appunto – sui luoghi.
Ma la ricchezza di questo materiale assume una valenza particolarmente significativa, tanto più oggi, se riletto alla luce di quanto proposto nella prima sezione del libro: “Come pensare, costruire e portare al largo un progetto culturale”. I contributi qui assemblati offrono, infatti, l’opportunità di leggere la relazione tra luogo e progettualità culturale sotto il profilo economico ed organizzativo ma non rinunciano al valore per così dire “filosofico” della cultura intesa come margine oppure come dono, come esplorazione corale e personale. AWARE diventa dunque prototipo, modalità operativa esportabile e replicabile. Modello necessario di rinascita, di riqualificazione territoriale, di percorso tra gli uomini e con gli uomini. Modello di lavoro collettivo che scioglie i confini tra io e noi, ora e ieri, arte e vita vissuta. Partendo proprio dallo spazio: teatro di scambio imprescindibile tra presenza umana e identità territoriale. Scrive Francabandera all’inizio del suo bel saggio: «Siamo davvero il luogo in cui viviamo? E se lo volessimo migliore, allora dovremmo migliorare noi stessi?». Aggiungendo, qualche pagina dopo: «Noi sono io; ma è anche la mia comunità, i suoi riti, i suoi luoghi, quell’insieme di segni materiali e immateriali che crea la società, la sua cultura. La cultura cambia i paesaggi e, a sua volta, è abbracciata dai paesaggi che, in modo ciclico, sviluppano cultura. La forma dei paesaggi arriva dunque a comunicare valori culturali». D’altronde la stessa Vitale, nell’intervista pubblicata da Limina due anni fa, sosteneva che: «Lo strumento del viaggio serve per trasportare questa scatola di incanti e per cambiare ogni volta la percezione dei diversi luoghi in cui approda. Questa credo sia in definitiva la funzione stessa del teatro. Per lo meno, quando il teatro sa agire nella società». Ogni viaggio, però, cambia intimamente anche chi lo vive. Ed è spiegando la parola “Agnizione” nel suo denso saggio sui progetti di Gommalacca per Matera e Plovdiv Capitali della Cultura 2019 che Vitale ci rivela il senso forse più profondo della Nave di AWARE: «Ora saranno necessari altri dieci anni per comprendere cosa abbiamo fatto, nella speranza di diventare una flotta e inciampare ancora, nella necessità di rimettere in marcia chi è fuori posto (…). Credo sia molto utile imparare a progettare per preparare il terreno, altrettanto è necessario tracciare bene la linea di confine tra ciò che si impara e ciò che infine si ama di più di se stessi, per poi tradirla continuamente».
Renzo Francabandera, Elena Lamberti, Carlotta Vitale (a cura di), AWARE. La nave degli incanti. Progettare e realizzare idee e sogni d’arte collettiva oggi, Editoria & Spettacolo, Spoleto (Pg), 2020, pp. 270, euro 18,00.