“Sbandate”, donne suicide per mano altrui di Alessandra Bernocco

Foto di Manuela Giusto

Chi è Paloma Martínez Cruz, la creatura al centro di Sbandate, il testo scritto da Laila Ripoll e portato in scena da Mimosa Campironi diretta da Loredana Scaramella? È una donna che ha attraversato l’inferno e ha provato a uscirne finché nell’inferno non è stata ricacciata da un manipolo di abusivi del paradiso.
Non un’invenzione nata dalla penna della drammaturga madrilena ma la denuncia, attraverso un personaggio creato ad hoc, della tragedia di tante donne che sulla propria pelle hanno vissuto e scontato il regime oppressivo che perdurava nella Spagna post-franchista.
Donne giovani e meno giovani, ricche o povere, istruite e no, ma anche donne “complete”, poco più che bambine, e donne “incomplete”: magari rese incomplete da azioni violente dentro e fuori le mura domestiche.

Donne consegnate allo sbando e morte suicide, vittime predestinate di pregiudizi e ottusità, donne che hanno nomi e storie precise – Marta, Iolanda, Sofia – alle quali hanno spappolato la testa, sfigurato il volto.
Mimosa Campironi ne nomina alcune e ne racconta la sorte, prima di diventare essa stessa Paloma, e attraverso di lei farsi portavoce di tutte, unite da un destino comune che le ha condannate per sempre.
Paloma, in questo dramma per voce e musica, torna in vita per testimoniare e lo fa raccontando una storia ispirata a tante, troppe, biografie reali.

Foto di Manuela Giusto

La sua sembra quasi una fiaba nella quale ci sono tante prove da superare, ma della fiaba non ha il lieto fine.
Dal padre padrone che la riempie di botte perché si trucca e si veste da hippie, ai ragazzi incontrati in un riparo di fortuna che le offrono eroina, dagli sbirri che la  ammanettano perché un minore che scappa di casa commette sempre reato, al medico che invece di medicarla ne abusa, fino alla casa di correzione per ragazze sbandate con tutto quel che comporta la rieducazione di regime, la fuga di Paloma è un’ostinata lotta per la libertà che si rivela come estenuante lotta per la sopravvivenza.
Ha un prezzo altissimo, la libertà, e a volte pagarlo non basta.
I suoi incontri le offrono tante occasioni di crescita, tanti momenti per acquisire di sé e del mondo una coscienza matura, ma nulla è sufficiente a salvarla.

Nonostante l’amore arrivato improvviso, e con esso il mare, dove si bagnerà, vestita, per la prima volta, il più bel battesimo per ripulire l’orrore prima di accogliere in sé una nuova vita che cresce. Una vita che l’autrice ripone in una bambina, per immaginare per lei un avvenire migliore. Ma per Paloma l’orrore ritorna più forte di prima e sarà l’ultima mossa del paradiso per ricacciarla all’inferno. L’odio più ottuso di chi è pronto a dividere, ad allontanare, a punire, a disporre arbitrariamente della vita altrui senza farsene carico.
Le ruberanno la bambina per venderla al miglior offerente e le diranno che è morta.
E che sia vero o meno, senza sua figlia è morta anche lei. Paloma si butterà nel vuoto, come tante altre Palome morte suicide per mano altrui.

Foto di Manuela Giusto

Questo spettacolo, pensato appositamente sulla doppia linea di teatro e musica, è anche per chi assiste un viaggio a doppio binario che Mimosa Campironi conduce benissimo, dominando e domando magistralmente la scena.
Sua è anche la drammaturgia musicale che si vale delle percussioni dal vivo di Alessandro Duccio Luccioli e contempla tra l’altro brani di Patti Smith, Bob Dylan, Janis Joplin. Molto più di un commento, la musica funziona come amplificazione emotiva, dando un senso ulteriore a momenti nevralgici. E lasciando in chi ascolta un’eco di rabbia e di indignazione, che non smette di lavorare.

La regia di Loredana Scaramella è generosa e precisa nel coordinare generi differenti, compresi i contrappunti visivi proiettati sul fondale a cura di Giulia Oddi e Mattia Ranaldo.
Sbandate, andato in scena al Teatro Palladium di Roma il 18 e 19 marzo, fa parte della rassegna di teatro civile ispanico Herencias, scritture di memoria e identità, un progetto a cura di Simone Trecca e organizzato dal Dipartimento di Lingue Letterature e Culture Straniere dell’Università Roma Tre e Fondazione Teatro Palladium, in collaborazione con l’Accademia di Spagna.

Foto di Manuela Giusto
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