Chi decide il valore produttivo, strutturale, ottimale del tempo? Quanto sfruttamento e precarietà, produttività e performatività sono condizioni comuni e disfunzionali di molte esperienze lavorative – dal settore agricolo a quello culturale? Come ribaltare e trasformare ciò che esiste? Cosa resta delle morti sul lavoro? Come metabolizzare, restituire e riempire il vuoto sociale che ne segue, sfidando l’indifferenza del potere di mercato, che rende la classe lavoratrice un mero accessorio della macchina capitalistica? Queste appena riportate sono denunce che muovono la ricerca fondativa di CA-NI-CI-NI-CA di Greta Tommesani, debuttato come studio nel 2022 all’interno della selezione di Powered by REF e presentato al Teatro Basilica dal 21 al 24 novembre 2024 nella sua forma ultimata.
Greta Tommesani si muove in uno spazio bianco, plastificato, pulito. Con gesti meccanici e misurati, prende, sistema e colloca intorno a sé dei pomodori. Dietro di lei, vengono proiettate parole febbrili, che da un lato incalzano e anticipano drammaturgicamente l’inchiesta dello spettacolo – la sicurezza sul lavoro, il contratto lavorativo, una maggiore sostenibilità ambientale e produttiva –, dall’altro stravolgono l’ambiente candido e innocuo in cui l’interprete cammina, si guarda attorno, trova il punto in cui flettersi, posiziona i pomodori che tiene in mano, li raccoglie, per poi ricominciare da capo. Un fare meccanico, che non si inceppa, ma che prosegue organizzato, percependo il tempo scandito a blocchi di 25 minuti, come prescritto dalla tecnica del pomodoro, che consiste nel lavorare in sessioni di 25 minuti con brevi pause intermedie per massimizzare la concentrazione. Pomodoro, tempo e lavoro: sono le tre denunce fisiche e sociali che caratterizzano CA-NI-CI-NI-CA. Infatti, lo spazio che l’artista propone e attraversa “socialmente” è quello delle filiere agro-alimentari, in particolare quella della salsa di pomodoro, di cui Tommesani ben conosce le dinamiche di cause-effetto per gli studi condotti in cooperazione internazionale e per la raccolta di testimonianze-interviste a braccianti, che sostengono e alimentano drammaturgicamente lo spettacolo.
La condizione di partenza è personale: è il tentativo di Greta Tommesani di capire e rappresentare se stessa in relazione al lavoro che svolge in ambito sociale-umanitario. A partire dalla propria impotenza di schiacciare un pomodoro per paura di provocargli dolore, l’artista investiga l’impossibilità ad agire per sovvertire il “più forte”, la produzione ossessiva, le dinamiche di autocontrollo e sfruttamento, il potere di mercato di chi determina il prezzo del tempo, del lavoro e del prodotto stesso. Caricandosi di tutto questo, Greta Tommesani, insieme a Federico Cicinelli, l’altro autore presente in scena dietro a un tavolo di regia, attua uno slargamento del campo. Lontane dall’essere una filiera etica, l’interprete spiega le fasi che sottendono alla trasformazione industriale del pomodoro, evidenziando quanto la GDO (grande distribuzione organizzata) condizioni il prezzo di mercato, disintegri i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici (soprattutto migranti), influenzi i prodotti delle nostre tavole.
Attraverso la video-testimonianza di un bracciante, Samir – nome fittizio per tutelare la sua privacy, così come la sua identità, che è infatti re-interpretata da Tommesani –, lo spazio scenico diventa lo spazio d’opposizione, di chi urla senza essere ascoltato/a. L’artista comincia, allora, a imbrattare quei teli bianchi, finora immacolati. Tira, lancia, mastica e sputa, schiaccia, calpesta pomodori, fino a sporcarsi del tutto, fino a ribaltare quella condizione primaria e personale di impotenza, fino a invadere lo spazio olfattivo del pubblico con l’odore macchiato e persistente di pomodoro. La «rivolta dei pomodori», citando Milo Rau, rappresenta la rivolta dei/delle braccianti, ma anche di presa di coscienza da parte di Greta Tommesani. Tuttavia, un teatro di denuncia, che continua a vivere oltre il tempo scenico in cui accade, perché nasce da cause reali, alimentandosi del dibattito pubblico, non può non tener conto dello spreco alimentare che c’è stato e che avverrà ogniqualvolta che CA-NI-CI-NI-CA sarà messo in scena. Tanti pomodori raccolti e buttati.
CA-NI-CI-NI-CA
di Greta Tommesani
con Greta Tommesani e Federico Cicinelli
collaborazione alla drammaturgia e messa in scena Federico Cicinelli
supporto al movimento scenico Beatrice Pozzi e Angela Piccinni
scene Rosita Vallefuoco
luci Raffaella Vitiello
suono Jacopo Ruben Dell’Abate
produzione Cranpi, 369gradi e Romaeuropa Festival
con il contributo di MiC-Ministero della Cultura
con il sostegno di Carrozzerie | n.o.t., Teatro Biblioteca Quarticciolo
con il supporto di Residenza IDRA e Teatro del Lemming nell’ambito del progetto CURA2023.
Teatro Basilica, Roma, dal 21 al 24 novembre 2024.