Il Macbeth di Roberto Latini entra in scena inclinando la testa, sforzando gli occhi a guardare in fondo, nella nebbia, là dove tre streghe nominano l’innominabile. Dal momento in cui le “sorelle fatali” profetizzano l’ascesa al trono di Macbeth e poi dei figli di Banquo, la notte ha già avvolto nelle sue trame inconsce tutti i protagonisti della vicenda shakespeariana. Le streghe, infatti, si rivedranno «quando la battaglia sarà perduta e vinta», «e ciò avverrà prima che tramonti il sole». Quindi, in un arco di tempo che è un baleno, un soffio, o un grido. Alla fine dello spettacolo, ritorniamo con la mente al primo quadro del Macbeth riletto da Jacopo Gassmann attorno alla figura di Roberto Latini, che nella sua storia teatrale e nel suo apparire in scena porta sempre un pensiero obliquo, per certi versi lunare: in quella disposizione del corpo, nel movimento dell’occhio che pare annebbiarsi di fronte a ciò che non riconosce (di se stesso), si deposita la cenere di un’eruzione già avvenuta. Quello che ne consegue, non è che il flashback di una tragedia consumata senza che il colpevole avesse il tempo di elaborare la decisione di uccidere. L’intera opera vira sull’onirico, ma in senso preciso, freudiano. Per Gassmann, non è una questione di stile, ma di interpretazione analitica. Ne sono testimoni i segni scenici, che mandano in primo piano le immagini fotografiche, i volti degli amici morti, come se emergessero da una camera oscura: dagherrotipi prodotti dalla mente di un assassino che ha compiuto i suoi crimini di notte, in totale incoscienza. Abitualmente, si legge il Macbeth come tragedia dell’ambizione smodata. Ma le lotte per il potere non ci aiutano a distinguere una tragedia shakespeariana dall’altra. Quale è la materia singolare di cui si nutre Macbeth? Sta forse nella corruzione di un animo valoroso? Questo si può dire di Otello, accecato dall’azione di Jago. Ma in Macbeth non c’è il tempo drammatico dell’azione corruttrice. Lady Macbeth risveglia in Macbeth, con le sue parole, la tentazione del comando. Gli indica la strada. Si parla spesso, infatti, di “delirio a due”. Ma è Macbeth ad aver “ucciso il sonno”. Guardiamo ancora meglio. Che cosa vediamo? Non i fatti delittuosi. Le azioni criminali vengono dette, e non mostrate. Sappiamo della vile uccisione del re Duncan, delle sue guardie, e poi di Banquo, dalle “ricostruzioni” successive, dai racconti che vengono fatti “quasi” in tempo reale. Perché tutto si consuma in una notte. Quello che invece vediamo, e Gassmann lo centra perfettamente, è una mente sconvolta, quella di Macbeth, che il regista separa fisicamente da Lady Macbeth (Lucrezia Guidone, magnetica e rigorosa), come se niente fosse veramente reale, come se anche i loro dialoghi si confondessero nella partitura onirica, come se facessero parte di una grande ordito psichico che li sovrasta.
«È come se il protagonista ci accompagnasse in una discesa agli inferi o lungo una galleria di immagini sempre più violente ed efferate che non dovrebbero mai essere evocate né venire alla luce. Una galleria dell’impensabile, e dell’indicibile» scrive Jacopo Gassmann nelle note di regia. La questione della discesa agli inferi va immaginata letteralmente. Quello che Gassmann compone sulla scena è il prodotto di un ragionamento analitico che nasce anche dalla sua non superficiale conoscenza dell’arte e della psicoanalisi.
Ma torniamo a quel primo sguardo di Macbeth e alla rapidità rovinosa con cui si compie il crimine, senza che si veda chi lo compie e come lo compie. Macbeth è sempre bene in vista, ma vive in un’altra dimensione. Ad un certo punto, dopo la morte di Duncan, lo vediamo fermo immobile su una poltrona, come se rivedesse il film di cui è (involontario?) autore, e che gli spettatori scrutano a loro volta da una sottile soglia. I dispositivi della visione germinano da dentro, facendo vacillare lo statuto del reale. Nella sua tessitura freudiana, il Macbeth di Gassmann è un’opera molto novecentesca che affonda, però, le sue radici nel tragico antico. C’è, infatti, un’oscura consonanza tra il Macbeth di Shakespeare e l’Edipo Re di Sofocle. Così come Edipo, leggendo erroneamente il testo di una profezia (Ucciderai il padre e ti congiungerai con tua madre), credendo Polipo e Merope i suoi genitori, andrà incontro, da innocente-colpevole, al suo destino, allo stesso modo Macbeth cadrà in una specie di deliquio dopo aver ascoltato le parole delle Streghe che profetizzano la sciagura del regno (e la sua stessa rovina). Gli enigmi non sono mai di facile interpretazione. Così come i sogni, che ci trascinano nel mondo infero dove si ascolta quello che di giorno non si può dire e si vede quello che dovrebbe essere inammissibile alla morale.
Come poi l’inconscio criminale possa diventare il combustibile per la morale bellica rimane un enigma ancora più duro da sciogliere, ma i suoi effetti nefasti sono tutti i giorni davanti ai nostri occhi. Così come Macbeth, anche noi guardiamo le immagini che arrivano da Gaza o dall’Ucraina o dalla Siria come se vedessimo un film, facendo finta di non conoscere l’abisso che è in noi. E così dormiamo, ogni notte, apparentemente tranquilli, come se quei fatti non ci riguardassero. Lasciando a una sonnambula (Lady Macbeth) e a un insonne (Macbeth) il compito di parlarci di crimini che crediamo fuori di noi. Ma quando il mondo entra nel grande sonno della ragione, tutti siamo responsabili dei mostri che ha generato.
Macbeth
di William Shakespeare
regia Jacopo Gassmann
con Roberto Latini, Lucrezia Guidone
e Gennaro Apicella, Riccardo Ciccarelli, Sergio Del Prete, Antonio Elia, Fabiana Fazio, Marcello Manzella, Nicola Pannelli, Olga Rossi, Michele Schiano di Cola, Paola Senatore
e in voce registrata il piccolo Giovanni Frasca
scene Gregorio Zurla
costumi Roberta Mattera
disegno luci Gianni Staropoli
disegno sonoro Daniele Piscicelli
video Alessandro Papa
movimenti Sara Lupoli
realizzazione calco 3D Emanuele Paribello
produzione Teatro di Napoli – Teatro Nazionale
in coproduzione con Campania Teatro Festival – Fondazione Campania dei Festival.
Teatro Mercadante, Napoli, dal 4 al 15 dicembre 2024.