Sylvie e Bruno è il terzo e ultimo romanzo di Lewis Carroll, un’opera non particolarmente nota al grande pubblico (di sicuro meno popolare delle avventure di Alice) che Chiara Lagani, anima dei Fanny & Alexander, ha tradotto per Einaudi. Una storia fiabesca il cui punto di inizio e di arrivo sembra essere inscritto nel nome della protagonista: un bosco. Da questo bosco immaginario, onirico, sospeso tra realtà e immaginazione, prendono vita i personaggi che abitano due storie, una coincidente con il mondo reale e l’altra con il sogno. Dove finisca l’uno e dove cominci l’altro, però, parafrasando Calderón de la Barca, è difficile dirlo. Nell’omonimo spettacolo della compagnia romagnola, diretto da Luigi De Angelis e in scena fino al 26 marzo al Teatro India, lo spettatore viene invitato dal primo momento, meta-teatralmente, a cedere alla convenzione fiabesca: gli si chiede di prepararsi a entrare in una sorta di trance, di stato di dormiveglia, perché i due piani della realtà e del sogno si mescoleranno in modo vertiginoso.
Sylvie e Bruno sono due bambini, protagonisti di una storia di fate, abitanti di un mondo fantastico, che, paradossalmente, proprio perché si manifesta affermando la consapevolezza della presenza di un pubblico in sala, appare come quello “reale”. I due interagiscono con altre figure: l’alter ego adulto di Bruno, Arthur Forester, amore contrastato di Lady Muriel Orme – di cui è interprete, insieme a Sylvie, la stessa Chiara Lagani – la quale è fidanzata con un altro. E poi c’è il Narratore, di cui tutti gli attori (oltre a Chiara Lagani, Andrea Argentieri, Roberto Magnani, Elisa Pol) assumono la funzione. Il Narratore svolge un ruolo chiarificatore nella – più che comprensione – espressione dell’intreccio surreale, in cui avviene di tutto, persino il discorso alla nazione di un dittatore balbuziente. Nel testo si percepiscono stati d’animo, sfumature emotive che sono familiari allo stile letterario di Carroll, riconoscibile anche nella parodia degli stereotipati comportamenti della classe aristocratica. Lo spettacolo ne materializza concretamente l’atmosfera: emblematica, in questa direzione, la divertente scena dei passeggeri sullo stesso vagone del treno, che devono misurare condizioni vantaggiose e svantaggiose ai propri bisogni per condividere il viaggio, giungendo a piccoli ricatti e dinamiche di “potere”. Tutto questo avviene su un palcoscenico spoglio, decorato solo da pochi quadrati di luce colorata al neon, mentre più centralità hanno i giochi cromatici dei costumi, che conferiscono un tono “pop” alle avventure dei protagonisti. Sicuramente Sylvie e Bruno non vuole essere uno spettacolo di teatro-ragazzi, e non riuscirebbe nemmeno a esserlo (l’intreccio risulterebbe troppo ingarbugliato). Tuttavia, si serve di alcuni espedienti che solleticherebbero la curiosità dei bambini: come il doppiaggio, reso magistralmente da Chiara Lagani e Andrea Argentieri – e già forte dell’utilizzo in precedenti produzioni della compagnia – che ricalca le voci dei giovanissimi protagonisti.
Sylvie e Bruno
liberamente tratto da Sylvie e Bruno di Lewis Carroll Edizioni Einaudi
ideazione Chiara Lagani e Luigi De Angelis
drammaturgia Chiara Lagani
regia, scene e luci Luigi De Angelis
con Andrea Argentieri, Marco Cavalcoli, Chiara Lagani, Roberto Magnani, Elisa Pol
musiche e sound design Emanuele Wiltsch Barberio
cura del suono e supervisione tecnica Vincenzo Scorza
costumi Chiara Lagani
ringraziamenti Anita Baliani, Paul Behnam, Brando Carella, Vittoria Casadio Lombini,
Guido Farina, Anna Frantini, Leo Molduzzi, Rodolfo Sacchettini
la canzone del giardiniere è cantata da Emanuele Wiltsch Barberio
immagine Igor Siwanowicz
produzione Ravenna Festival, E Production / Fanny & Alexander in collaborazione con Ravenna Teatro.
Teatro Argentina, Roma, dal 22 al 26 marzo 2023.
Prossima data:
Festival Città delle 100 Scale, Potenza, 20 ottobre 2023.