New York è un luogo in cui il teatro è sempre stato un elemento indissolubile della cultura, capace di rappresentare una popolazione imprevedibile e misteriosa nelle sue relazioni, che talvolta assumono aspetti contrastanti nelle loro manifestazioni.
La prima regia di Christy Hall trasmette tutta l’energia propulsiva della drammaturgia di Una notte a New York (titolo originale Daddio) in uno script perfettamente adattato per il cinema, grazie all’intensità dei dialoghi e al fondamentale supporto della scenografia che riproduce la Grande Mela all’interno di un teatro di posa. Qui, si ricreano luci e suoni inimitabili di una metropoli che accoglie e respinge al contempo.
Una premessa indispensabile per comprendere il testo – in cui due perfetti sconosciuti si trovano a parlare in un taxi dall’aeroporto di JFK fino a Midtown Manhattan – è che le distanze che separano le persone in una realtà frenetica e in continua evoluzione come New York non hanno lo stesso valore che in altre grandi città. Potremmo paragonarlo all’assenza delle unità aristoteliche nelle pièce dei teatri off-off di Broadway. Il fluire degli eventi, che porta allo sviluppo dei dialoghi sociali, è frammentato e sincopato come la vita che si conduce nella città, spesso sospesa tra il progressismo culturale e il capitalismo più sfrenato, che ha contribuito alla gentrificazione di alcune aree, sebbene lo spirito newyorkese resista e reagisca a nuove forme di lotta.
Girlie e Clark (Dakota Johnson e Sean Penn) sono socialmente agli antipodi nel contesto della Grande Mela, che sembra voler attuare un’incontrovertibile espulsione dei residenti della vecchia città. Lei è una ragazza che, dopo aver studiato, è riuscita a trasferirsi direttamente dall’Oklahoma in un luogo molto ricercato. Abita in una casa old-fashioned a Tribeca. Clark, che si fa chiamare Vinnie per avere un nome meno wasp, vive nel Queens.
Tra loro c’è il confronto tra il presente e il futuro: la professione del tassista si va lentamente estinguendo e, come dice lo stesso Vinnie, sarà presto sostituita da automi.
Durante un incontro spontaneo e sincero, i due estranei si trovano a dialogare nell’abitacolo di un taxi, dando vita a uno scambio di battute comiche e drammatiche in cui l’ipocrisia borghese e la visione calvinista della vita emergono come il vulnus di tutti gli ambiti, incluso quello lavorativo dell’uomo che è destinato a scomparire.
La regia cura ogni minimo dettaglio, dallo sguardo intenso al ticchettio delle dita del tassista sul volante, per chiudere sui sussulti di Girlie ogni volta che arrivano messaggi erotici dal suo potente e attempato amante. Vinnie, dopo le prime banali domande, intuisce che nella vita della ragazza c’è un uomo non libero. Del resto, la vita dello stesso taxi-driver è stata segnata da avventure e amanti. Anche lui ha incarnato gli stereotipi maschilisti che poi ha ripudiato.
Da subito tra i due nasce una forte empatia, simile a quella tra paziente e terapeuta.
La spiegazione di tale fenomeno è semplice: realmente, a Manhattan, regno sia della libertà ideologica più sfrenata sia delle regole economiche mondiali, si possono creare magie comunicative fuori dal comune.
Christy Hall è riuscita a trasporre una pièce teatrale in una forma cinematografica, fotografando un fenomeno commovente, e in parte riconciliatorio, della società newyorkese.
Gli abitanti di Manhattan e dei quartieri circostanti rappresentano in modo macroscopico le tendenze più esasperate del vivere contemporaneo. E, nei casi come la storia narrata, dove due esseri umani si confessano attraverso un’altalena di emozioni inaspettate, nasce un sublime effetto drammatico, che affonda le radici in un’individualità nevrotica ma tuttavia straordinaria.
Si respirano arte e fede nella missione degli artisti indie seppur celebri nel film della Hall. Non a caso sia Sean Penn che Dakota Johnson sono coinvolti nella produzione dell’opera che rilancia un periodo già iniziato da qualche anno, in cui lo spirito intellettuale dell’East Coast torna a raccontare la vita americana come durante i mitici Sixties e le Avanguardie.