Tommaso Ragno in veste di attore e regista è tornato all’Argot Studio di Roma dal 21 al 23 novembre, aprendo la stagione 2024/2025 con uno spettacolo tratto dal celebre racconto di Franz Kafka, Una relazione per un’accademia. Il teatro Argot Studio, che ha prodotto lo spettacolo, celebra quest’anno il quarantesimo anno di attività vantando una programmazione di rilievo.
Tommaso Ragno è un attore che si muove da sempre tra il teatro e il cinema. È stato nominato per l’Ubu 2022 come miglior attore per lo spettacolo M. Il figlio del secolo con la regia di Massimo Popolizio, ha ricevuto il Nastro d’Argento per il film Nostalgia di Mario Martone ed è stato il protagonista di Vermiglio il film diretto recentemente da Maura Delpero.
Il racconto di Kafka si apre con un uomo/scimmia/narratore che, in occasione di una conferenza scientifica, decide di raccontare la propria vita passata. La sua storia ha inizio nella giungla africana, dove un gruppo di cacciatori lo cattura, infliggendogli due colpi: uno alla guancia, che gli lascia una cicatrice, facendogli guadagnare il soprannome di Pietro il Rosso, e uno all’inguine che lo rende zoppo. Imbarcato su una nave diretta in Europa, per la prima volta l’animale si ritrova privo della libertà di muoversi come vorrebbe. Durante il viaggio, la Scimmia inizia a osservare l’equipaggio umano, imitando i loro comportamenti con sorprendente rapidità, pur trovando difficoltà nel comprendere l’uso degli alcolici. Il narratore sottolinea che il suo interesse per gli esseri umani è stato esclusivamente finalizzato a trovare “una via di fuga” dalla gabbia che lo imprigionava. Giunto in Europa, si trova di fronte a una scelta esistenziale: finire in uno zoo o entrare nel mondo del Music Hall. Deciso a non essere ridotto a spettacolo, si dedica con impegno a diventare quanto più umano possibile, riuscendo, grazie all’aiuto di numerosi insegnanti, ad ottenere successo. Alla fine del suo lungo processo di metamorfosi, il narratore si presenta all’Accademia per raccontare la propria storia. Concludendo il suo discorso, si dice soddisfatto della libertà che ha conquistato.
Se volessimo restare al suo livello narrativo e filosofico potremmo dire che Pietro il Rosso per trovare la sua “via di fuga” interpreta l’uomo la cui libertà conquistata non è che un’illusione o diremmo che la sua umanità si rivela per quello che è: un’umiliazione, oppure che Pietro è uomo perché imita gli uomini, ma la sua “umanità” non gli appartiene mai davvero. Sempre in bilico tra la performance, l’imitazione diremmo che si rivela una trappola, quella stessa trappola dove Pietro riesce a conquistare la libertà, a raccontare la sua storia: mostrarsi, trasformarsi in qualcosa che gli altri possono osservare, giudicare e infine consumare. Il racconto di Kafka ci costringe a porci una domanda: cosa significa essere umano? Pietro è uomo perché imita gli uomini, ma la sua “umanità” è sempre artificiale, una performance che non gli appartiene. Eppure, l’unica libertà che Pietro riesce a conquistare è quella di poter raccontare la sua storia, di potersi esibire, di trasformarsi in qualcosa che gli altri, a loro volta, possano osservare e giudicare. La scena, in questo senso, diventa un luogo di doppia prigionia: quella di Pietro, che è osservato e ridotto a spettacolo, e quella di chi lo guarda, che rimane sempre al di fuori di ciò che Pietro è veramente. La Scimmia che racconta la sua storia è consapevole che chi la ascolta non potrà mai comprenderla fino in fondo.
Tutto questo rientra nella sfera delle interpretazioni, delle letture possibili, psicologiche o morali, mentre l’esperienza teatrale si muove dentro altre categorie: è organica, animale. Muove il sangue, è fatta di carne, di articolazioni, di impulsi, desta o addormenta.
Qualche critico, a proposito dello spettacolo, ha attribuito a Ragno un “virtuosismo vocale”, delle “abilità sceniche” e si è chiesto se la messinscena potesse chiamarsi tale o fosse piuttosto un “reading”, attribuendo l’assenza del coinvolgimento del pubblico e aggiungendo che si trattasse di una “relazione”, nulla di più.
Per chi scrive è esattamente l’opposto. Forse perché la storia la conoscevo e forse perché quando assisto ad uno spettacolo mi soffermo su altro e mi distraggo dal testo.
La scena è semibuia, il leggio è attaccato ad una sorta di gabbia, un uomo (l’Impresario) entra nello spazio scenico per controllare che tutto sia in ordine. Poi giunge l’uomo con due grandi orecchie da scimmia. Apparentemente ci troviamo di fronte ad una filologica quanto realista messa in scena.
Ma è qui che invece Ragno squaderna e gioca in sottrazione e usa la gabbia come contrainte per l’intera durata dello spettacolo. Nelle piccolissime azioni e micro-azioni, cesellate, incastona la storia restituendola nelle sue forme universali e archetipiche oscillando continuamente tra l’ironico e il tragico senza furbizie o ingegni ruffiani. Un lavoro minuzioso, chirurgico, composto di contrappunti sublimi. Tutte queste divagazioni un po’ partono anche da vecchie questioni sulla fedeltà e i tradimenti dei testi letterari che poi, invece, serpeggiano ancora.
Ragno è un attore sapiente che sa ferire, “toccare”, irradiare, è Pietro il Rosso. Ragno è l’indimenticabile Oreste nei panni del Monaciello, la creatura dannosa e magica che uccide Felice nell’ultima scena di Nostalgia o l’illuminato maestro/patriarca Cesare in Vermiglio. Umanità che fa sempre riverberare.
C’è un dato incontrovertibile che segna l’esito di uno spettacolo: la schiena dello spettatore seduto. Se quest’ultima reagisce dinanzi al corpo dell’attore e se con lui danza in silenzio è quello un lavoro che permette un’esperienza totale, un’epifania.
In definitiva, in questo spettacolo il racconto di Kafka rimane un pretesto perché il teatro per vivere può solo e sempre essere un tradimento, e Tommaso Ragno questo lo sa.
Una relazione per un’accademia
di Franz Kafka
interpretato e diretto da Tommaso Ragno
scenografie Katia Titolo
aiuto regia Maria Castelletto
disegno luci Giuseppe Amatulli
produzione Argot Produzioni
in collaborazione con Pierfrancesco Pisani e Isabella Borettini per Infinito Teatro.
Teatro Argot Studio, Roma, 21-23 novembre 2024.
Altra data:
Teatro Franco Parenti, Milano, fino al 1° dicembre 2024.