Lo scorso anno, in occasione di Attraversamenti Multipli 2023 (Festival ideato e curato dal gruppo Margine Operativo con la direzione artistica di Alessandra Ferraro e Pako Graziani), avevamo pubblicato su Liminateatri.it le nostre riflessioni intorno alla performance di teatro/danza Un’altra Medea.
Quest’anno, siamo tornati al Parco di Torre del Fiscale di Roma. Tra i tanti appuntamenti proposti per l’edizione 2024 di Attraversamenti Multipli, Un’altra Meda_secondo movimento.
Avevamo già evidenziato la “rara intensità poetica” del lavoro, ispirato alla figura mitologica di Medea attraverso la “contaminazione” con il volume Medea. Voci della scrittrice tedesca Christa Wolf.
In questo “secondo movimento”, resta il fulcro dell’opera della Wolf (oltre lo stesso Euripide): Medea è una donna che si è spesa per l’amore e che si ribella ai Corinzi pur di affermare la propria cultura non-violenta che paga inevitabilmente con la solitudine.
La performer Lucia Camalleri fa il suo ingresso dall’arcate dell’acquedotto. È già sera. E lo fa nel pieno rispetto di uno dei Parchi più suggestivi della capitale come è nella poetica di Attraversamenti Multipli: intessere relazioni con il paesaggio urbano in dialogo costante con le performings arts così da stabilire una connessione autentica tra “corpi” e luoghi da abitare. Anche per il Festival del 2024 la parola chiave è Fragile: «La fragilità, la decliniamo come un sintomo vitale, una chiave di lettura del vitale, una postura decentrata da cui partire per costruire traiettorie resilienti e inaspettate» – si legge nel programma – «capaci di includere e accogliere le pluralità, capaci di delineare un pianeta sostenibile e vivibile per tutt_: animali, piante, esseri umani, culture, arti».
Un’altra Medea_secondo movimento (la regia è di Pako Graziani) affronta con determinazione il personaggio di Medea. Pako Graziani lo fa in un modo tanto convincente quanto efficace al punto da restituire una scrittura scenica in cui viene comunicato con chiarezza ciò che Medea “Non è”.
Lucia Camalleri, in gonna nera e con un top giallo con scritto sul petto “I’m not”, agisce in modo impeccabile. Precisa e sempre presente a sé stessa dà forza alla fisionomia di Medea attraverso una gestualità e una vocalità che non distraggono l’attenzione degli spettatori e delle spettatrici neanche per un attimo.
Che cosa non è Medea: non è una donna che si piega alle logiche del potere né all’arroganza di quanti, pur di metterla a tacere, la costringono a fuggire in altre terre. Medea non si arrende. Lotta. Elabora con fermezza la propria idea che in fondo i Corinzi non sono stati in grado di raccogliere: preservare una cultura non-violenta di cui ella stessa ne era ambasciatrice, denunciando crimini e misfatti. La sua solitudine, le consente anche di elaborare il lutto. Per sé stessa, vittima innocente; per il dolore di aver abbandonato la propria terra (la natìa Colchide); per la delusione nei confronti di Giasone, il quale – immemore del giuramento d‘amore dichiaratole – sposa la figlia del re Creonte; per la presunta uccisione dei suoi figli.
Nella performance, è quella bandiera nera che fluttua tra le mani di Lucia Camalleri e che in alcuni momenti avvolge il microfono quasi a comunicare il silenzio assordante cui è costretta Medea a segnare, tuttavia, la sua rinascita: Medea, secondo l’analisi di Christa Wolf è una donna votata al bene e non avrebbe mai potuto uccidere i propri figli.
Nel finale, Lucia Camalleri fa girare vorticosamente i fili del microfono: l’azione assolve Medea, confutando il modello proposto da Euripide come risultato di forzature patriarcali e di sistemi di potere.
Un’altra Meda_secondo movimento
una performance di Margine Operativo
regia Pako Graziani
performer Lucia Camalleri
sound designer Dario Salvagnini
produzione Margine Operativo
coproduzione Chiasma.
Festival Attraversamenti Multipli, Parco di Torre del Fiscale, Roma, 21 giugno 2024.