“West Side Story”: il musical dell’amore del tempo che resta di Sergio Roca

Foto di Sergio Roca

Il musical West Side Story, rappresentato per la prima volta a New York il 25 settembre 1957, è un esempio lampante di come la scena e la musica possano spiegare ad un’ampia fascia di pubblico le dinamiche e i conflitti di un’epoca. Se il plot di questo lavoro altro non è che una versione moderna e “americanizzata” della tragedia shakespeariana Romeo and Juliet, la sua ambientazione risultò perfettamente figlia del suo tempo.
Sul finire degli anni Cinquanta, negli Stati Uniti, si viveva un grande fermento sociale. Era il tempo della Guerra fredda, delle rivendicazioni dei diritti civili dei neri (la segregazione razziale sarebbe divenuta illegale, in questa nazione, soltanto nel 1964) e dove anche tra la stessa popolazione “bianca” le differenze di origine (anglosassone/non anglosassone) e religiosa (cristiani protestanti/cattolici) creava delle barriere non indifferenti. Basti pensare che il primo Presidente cattolico degli U.S.A. fu John Fitzgerald Kennedy (siamo nel 1961) che venne visto, proprio per le sue scelte religiose, con molta diffidenza.
Ritornando a West Side Story, non a tutti è noto che Jerome Robbins (l’ideatore dell’intreccio, primo regista e coreografo dell’opera) aveva ambientato da principio la storia nel periodo di Pasqua immaginando non tanto lo scontro tra gruppi di diversa origine ma tra credenti di religioni differenti in quanto si parlava dell’amore impossibile tra una ragazza ebrea e un giovane cattolico italiano. Nella sua versione definitiva invece, West Side Story apre un dibattito sulle differenze culturali ed economiche tra “nuovi” americani. Si cerca la riconciliazione degli avversari grazie alla forza dell’amore straziante tra Tony (figlio di polacchi, nato in U.S.A.) e Maria (da poco giunta nella Grande Mela da Portorico).

Immagini storiche tratte dalla rivista “Playbill”, 26 settembre 1957,(https://digitalcollections.nypl.org)

Due clan rivali si “contendono” il territorio del West Side. Il primo è quello dei bianchi Jets con a capo Riff; il secondo quello dei portoricani Sharks guidato da Bernardo. Tony, ex componente dei Jets, è ancora un amico fraterno di Riff e si innamora, ricambiato, di Maria, sorella di Bernardo. Quest’ultimo, che vorrebbe vedere la sorella sposata al suo amico Chino, fa di tutto per ostacolare la coppia in erba. Per evitare uno scontro feroce e sanguinario, le rispettive bande decidono di “regolare” le loro divergenze facendo affrontare in un duello i due avversari. Nello scontro, Riff muore. Tony che era giunto sul luogo della sfida per separare i due contendenti, accecato dal dolore vendica Riff ferendo a morte Bernardo.
Maria, pur soffrendo per la morte del fratello, continua ad amare Tony e chiede aiuto alla sua amica Anita affinché convinca l’uomo a fuggire dal momento che è ricercato sia dalla polizia sia da Chino, il quale vuole vendicare Bernardo. Quando Anita si presenta dai Jets, riceve insulti e umiliazioni. Per rivalsa e tradendo la fiducia di Maria, la donna – invece di avvisare Tony del pericolo che corre – comunica agli Sharks che Maria è morta per mano di Chino. Sconvolto dalla notizia Tony nel tentativo di trovare anch’egli la morte, si mette in cerca di Chino ma, proprio quando scopre che Maria è viva, sopraggiunge Chino che gli spara. Il sacrificio di Tony non sarà vano. La sua morte, grazie ad un generoso atto di amore di Maria, riporterà la pace tra le due gang.

Foto di Sergio Roca

Il mio pensiero sullo spettacolo si sintetizza in due affermazioni: messa in scena organica e consacrazione delle professionalità sulle vedettes. Ma procediamo con ordine.
– La messa in scena è organica perché tra musiche (parti danzate), testi (parti recitate) e canzoni (parti cantate) c’è equilibrio, coralità e armonia. La cosa non era affatto scontata dal momento che non stiamo parlando della versione originale di West Side Story ma di una trasposizione in italiano.
Il merito, oltre a Massimo Romeo Piparo, che ha curato l’adattamento italiano e la regia in maniera puntuale, va attribuito alle coreografie di Billy Mitchell piene di energia e pathos col fondamentale contributo (punto di eccellenza di questo spettacolo) del corpo orchestrale di ben 18 elementi, diretto da Emanuele Friello. I musicisti eseguono le partiture dislocati tra la buca per l’orchestra e il fondo della scena in uno spazio ricavato nella parte alta, unico punto fisso della scenografia ideata da Ricardo Sanchez Cuerda con la supervisione di Teresa Caruso. La scenografia, grazie a numerosi interventi tecnici, è mobile e consente di creare più di una mezza dozzina di ambienti con, all’occorrenza, aree sia ampie e spaziose, per le frenetiche danze, sia raccolte e circoscritte per i momenti di intimità romantica.
Molto rifiniti i costumi di Cecilia Betona che sottolineano le differenze socioculturali delle due gang e, col loro mutare, gli stati d’animo dei protagonisti. Ben curato il disegno luci di Daniele Ceprani e la fonica di Stefano Gorini che, come spesso accade, ha dovuto “litigare” con qualche radiomicrofono “dispettoso”.
– La consacrazione delle professionalità sulle vedettes è la constatazione (e non se ne abbia a male nessuno) che se tra i nomi in locandina non si trovano delle “vedettes pluridecorate” viceversa si sono visti all’opera dei seri professionisti.
Luca Gaudiano (che per sua stessa ammissione si ritiene performer da musical prima cha cantante, imitatore e personaggio televisivo) è perfetto nel ruolo di Tony, eccellendo nel canto e nella recitazione. Natalia Scarpolini (Maria), alla sua prima prova da attrice protagonista, mostra di meritare tale occasione per la voce delicata e vibrante con notevoli attitudini nella danza e nell’interpretazione. Alla stessa maniera Rosita Denti (Anita), oltre alle già acclarate professionalità artistiche, si impone per la grinta e l’eccezionale empatia. Tra i ragazzi, Antonio Catalano (Bernardo) è uno degli interpreti di maggiore esperienza (aveva già partecipato, in un altro ruolo, ad un precedente adattamento di West Side Story nel 2017), distinguendosi per le sue capacità di ballerino. Riff, al secolo Roberto Torri, si è fatto notare nel canto nell’imprimere “carattere” al personaggio.

Foto di Sergio Roca

Pur volendo dedicare una sola parola a ciascuno dei trenta componenti del cast (tutti sono più che meritevoli di segnalazione) sono costretto a fare, per ovvi motivi di spazio, una selezione: Giulio Farnese, il veterano della compagnia, nel ruolo di Doc; Luca Peluso (Action); Simone Ragozzino (A-Rab); Simone Nocerino (Chino); Monika Lepisto (Velma), per la danza acrobatica; Elga Martino (Anybodys) per il delicato ruolo; Linda Gorini (Rosalia) per il simpatico “controcanto” ad Anita; Rosanna Vassallo (Teresita); Stefano Zizza (Krupkie); Giovanni Papagni (Glad Hand) per la caratterizzazione; Jacopo Pelliccia (tenente Shrank).
Una edizione di West Side Story sicuramente ben riuscita che merita di essere vista così come merita il successo che ha già riscosso, a scatola chiusa, prima del debutto, avendo già staccato diciottomila ingressi.

 Nota
1) Per approfondimenti su West Side Story si consulti il sito:  https://www.westsidestory.com.

Foto di Sergio Roca

West Side Story

libretto di Arthur Laurents
musiche di Leonard Bernstein
liriche di Stephen Sondheim
originariamente diretto e coreografato da Jerome Robbins
regia e adattamento italiano di Massimo Romeo Piparo
con Luca Gaudiano, Natalia Scarpolini
e con Rosita Denti, Antonio Catalano, Roberto Torri
i Jets
Gabriele Aulisio, Michele Balzano, Federico Colonnelli, Mario De Marzo, Luca Peluso, Simone Ragozzino
gli Sharks
Simone Giovannini, Simone Nocerino, Gianluca Pilla, Pierpaolo Scida
le ragazze Jets
Claudia Calesini, Cristina La Gioia, Monika Lepisto, Rossella Lubrino, Elga Martino
le ragazze Sharks
Linda Gorini, Viviana Salvo, Sara Telch, Rossana Vassallo, Lucrezia Zizzo
con
Stefano Zizza, Giovanni Papagni
e con Jacopo Pelliccia
e la partecipazione di Giulio Farnese

Orchestra dal vivo
direttore Emanuele Friello
musicisti Fabrizio Siciliano, Federico Zylka, Enrico Scopa, Stefano Marazzi, Pierpaolo Ferroni, Andrea Inglese, Guerino Rondolone, Antonio Padovano, Andrea Di Pilla, Stefano Coccia, Ramon Papatonno, Giuseppe Russo, Marco Severa, Fabrizio Dottori, Monica Canfora, Maurizio Missiato, Zsuzsanna Krazsnai

direzione musicale Emanuele Friello
coreografie Billy Mitchell
scene Ricardo Sanchez Cuerda
supervisione scene Teresa Caruso
costumi Cecilia Betona
disegno luci Daniele Ceprani
disegno fonico Stefano Gorini
prodotto da PeepArrow Entertainment in collaborazione con Il Sistina
in accordo con Music Theatre International www.mtishows.eu.

Teatro Sistina, Roma, fino al 12 gennaio 2025.