“Assoli contro la mafia”
di Alfio Petrini
Enrico Bernard svolge attività multiformi, tutte di alto livello artistico e professionale. Drammaturgo, regista, saggista, docente universitario, è il fondatore del teatro s-naturalista e, come editore, ha di recente pubblicato il libro “ Assoli contro la mafia ”, (BEAteatro, 2014), corredato dalla prefazione di Antonio Nicaso e da un saggio introduttivo dello stesso Bernard. Tre i testi linguistici pubblicati: “ Assolo contro la ‘ndrangheta” di Enrico Bernard, “Il mio giudice ” di Maria Pia Daniele e “ Marmellata calabrese ” di Elisabetta Fiorito.
Il prefatore richiama alla memoria collettiva l'impegno e il sacrificio di Giovanni Falcone, il quale diceva che la lotta contro la mafia aveva bisogno del lavoro straordinario della forze di polizia e allo stesso tempo del lavoro ordinario di tutti i cittadini. Perché è necessario l'impegno di tutti? Perché la lotta alle organizzazioni criminali di stampo mafioso, per essere efficace, deve essere fondata su tattiche di tipo repressivo, rivolte a contrastare le bande armate, e su strategie di ampio respiro sociale, tese a cambiare gli atteggiamenti mentali e i comportamenti sociali di larghi strati della popolazione. Oltre alla repressione, è pertanto necessaria un'azione culturale di cambiamento che possa contare su ampi movimenti di opinione. Che vuol dire? Che ci troviamo a vivere in una comunità di mafiosi? No. Non si può tuttavia negare che ci siano paure, compiacenze, autocensure, coperture consapevoli e inconsapevoli, e silenzi, accompagnati da comportamenti colpevoli, largamente diffusi: non solo nel meridione, ma in tutte le regioni italiane.
“La ‘ndrangheta è una tela di ragno che lentamente…inesorabilmente…imprigiona le persone…le infetta come un virus e si insinua nelle istituzione che chille rappresentano”, dice Rosa in apertura del primo assolo sulla ‘intrangheta. “Letto pulcioso”, “tanfo da stalla”, “animale che distrugge sogni e speranze, che ruba e distrugge”, scrive Nicaso nella prefazione. La cosca mafiosa si configura, quindi, come una comunità criminale che si nasconde nella comunità sociale, politica e culturale dello Stato nazionale da cui trae nutrimento, rinnovandosi e trasformandosi in continuazione.
Enrico Bernard nel suo testo linguistico racconta la storia di un cronista che si trasferisce in Emilia Romagna per motivi di lavoro e si ritrova di fronte alla mafia che riteneva di aver lasciato definitivamente in Calabria. Il canto della speranza accumuna l'assolo di Maria Pia Daniele - protagonista la giovane diciassettenne Rita Adria, che aveva cominciato a collaborare con Paolo Borsellino, “il suo giudice” -, e l'assolo di Elisabetta Fiorito - protagonista un proprietario terriero che la mafia costringe a vendere gli agrumi ad un prezzo inferiore al costo per indurlo a cedere il terreno che la cosca avrebbe voluto acquisire per farci sopra una discarica.
Perché è importate il libro del nostro editore? Perché le decine testi in circolazione aventi come tema la mafia o la ‘ndrangheta sono oggettivamente pochi rispetto alla rilevanza del problema. Da molti decenni spira un venticello di “reticenza drammaturgica” da parte degli autori di teatro. E' facile immaginare il disinteresse degli assessori alla cultura e dei direttori dei circuiti distributivi, i quali – al di là delle affermazioni di principio – non reagiscono di certo con allegrezza all'idea di dover programmare uno spettacolo sulla mafia. Di fronte a questa “verità indicibile”, anche Pirandello fu un “astuto opportunista”. E Sciascia utilizzò la tecnica della follia per dire una verità scomoda a cui nessuno è portato a credere.
Molto interessanti sono le note al testo di Bernard sui rituali simbolici della mafia, e il conseguente sviluppo sui rapporti tra ritualità e teatro. “ Assoli contro la mafia ”, per le ragioni che ho indicato, è un libro utile, direi necessario, che merita non solo di essere letto, ma soprattutto di essere utilizzato per la messa in vita dei testi che lo costituiscono.
Aprile, 2014
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