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Milano non esiste

di Giorgio Taffon

Sono andato al Teatro dell'Angelo, al quartiere romano di Prati, col timore di assistere a uno spettacolo non pienamente riuscito, avendo letto il romanzo di Dante Maffia, da cui è tratto il copione, e conoscendone le difficoltà di trasposizione teatrale. Invece, Milano non esiste , dall'omonimo bellissimo testo narrativo di Maffia, diretto e interpretato da Roberto D'Alessandro (autore anche della trasposizione teatrale del testo fonte), è stato una piacevole sorpresa. Innanzi tutto il lavoro di drammatizzazione di un testo letterario, in forma paramonologica, qual è quello di Maffia, condotto da D'Alessandro, si fa apprezzare per capacità di sintesi (la vicenda è scandita attraverso una serie di pranzi a cui partecipa la famiglia protagonista); per l'azzeccata caratterizzazione dei figli dell'operaio calabrese protagonista, e del personaggio della moglie Letizia, che nel testo narrativo di Maffia sono meno caratterizzati in quanto essenzialmente in funzione del grande personaggio protagonista; per l'equilibrio nel portare fino alla catastrofe finale (uso il termine in senso etimologico) la vicenda (pur sacrificando qualcosa nel dosaggio degli episodi vicini alla conclusione) del testardo e commovente operaio protagonista: un immigrato milanese di vecchia data e di altra generazione ed educazione, giunto alla pensione con la maniaca ossessione di tornare nel suo paese natio in Calabria, non essendosi mai davvero integrato nella metropoli lombarda: il suo obiettivo è godersi il mare con lo sguardo puntato verso la Grecia, con tutta la famiglia attorno a lui!

Chi fa teatro immagina che non son meriti da poco questi acquisiti da Roberto D'Alessandro che è anche aiutato, nella recitazione, da una perfetta resa tonetica e fonetica di un italiano regionale calabrese di conversazione, mentre i suoi familiari parlano l'italiano regionale lombardo. Tutti i giovani attori sono bene in parte, credibili, e in particolare la moglie e madre Letizia è molto ben interpretata da Daniela Stanga. Non c'è dubbio che lo spettacolo sia vitale, spesso divertente, a volte commovente. Come ho scritto in altra sede sottolineo ancora una volta il fatto che il protagonista già nel libro di Maffia è un grande personaggio, degno di stare alla pari con altri grandi protagonisti creati da scrittori importanti del Novecento; parimenti D'Alessandro si è letteralmente identificato con l'operaio pensionando e con la sua vicenda, il cui finale non sveliamo: un finale efficacissimo, nel saper mettere in parallelo il testo verbale con quello della comunicazione scenica; la parola con il suono con le luci, creando un'atmosfera di grande effetto scenico.

Accade ormai spesso che spettacoli teatrali o film si ispirino a importanti testi letterari: in questo caso le garanzie date dal libro di Maffia assicurano una trama ricca di motivi di grande interesse: il conflitto individuo-società; il problema dell'immigrazione con conseguente assimilazione nel contesto lavorativo, etnico, linguistico; la fabbrica come luogo di di lavoro, ma anche di obbedienza e di costrizioni varie; gli scontri interni ai nuclei familiari, classico topos del teatro d'ogni tempo, la solitudine del protagonista, cocciutamente deciso a perseguire i propri obiettivi, fino ad un paranoico autolesionismo.

Molti gli applausi e i complimenti colti in sala e all'uscita.

Tratto da Milano non esiste di Dante Maffia

Elaborazione drammaturgica di Roberto D'Alessandro

Con Roberto D'Alessandro, Daniela Stanga, Domenico Franceschelli, Elisabetta Conti, Lorenzo Ciambrelli, Riccardo Bergo, Annabella Calabrese

Scene e costumi di Clara Surro

Regia di Roberto D'Alessandro

Teatro dell'Angelo, Roma, fino all'8 dicembre 2013