Cita a ciegas: tutti i colori di un appuntamento al buio
di Sergio Roca
Cita a ciegas (Appuntamento al buio) è un gioco di parole per indicare sia l'ineluttabilità degli incontri sia che il protagonista è un non vedente. Testo del drammaturgo argentino Mario Diament, attualmente residente negli Stati Uniti, è stato in scena nella capitale argentina per ben cinque anni oltre ad aver affascinato il pubblico di molti paesi del Sud America. Rappresentato negli U.S.A., è giunto in Europa sui palchi di Parigi, Stoccolma e Budapest. In Italia arriva grazie alla traduzione, adattamento e regia di Andrée Ruth Shammah.
La storia, per la sua contorta semplicità, è sconvolgente ed è narrata tramite dialoghi, suddivisi in quadri. Il muto oggetto, testimone dello scorrere della vicenda, è una panchina che si trasforma, all'occorrenza, in due sedili. Gli spazi in cui si svolge il dramma sono due: una piazza di un parco di Buenos Aires e lo studio di una psicologa.
Il sipario si apre sulla panchina in una piazza sulla quale è seduto un uomo vestito di bianco. È #Cieco (Gioele Dix), uno scrittore, la cui figura risulta essere omaggio a Jorge Luis Borges. Entra #Uomo (Elia Schilton). Un soggetto grigio, piatto, disorientato. È un impiegato di banca, sembra stia scoprendo solo ora, giunto a cinquanta anni, l'esistenza del ‘mondo'. L'impiegato, riconosciuto lo scrittore, comincia a porgli delle domande filosofiche sulla vita. Nel rispondere il non vedente lascia trasparire di essere immerso in un ‘flusso di conoscenza' molto più ampio di quanto la sua condizione lascerebbe supporre. Durante il dialogo il bancario racconta di sé, in particolare del passionale e fortuito incontro con una giovane scultrice di cui si è invaghito. Sebbene sia consapevole di vivere una crisi di mezz'età non può evitare di cercarla, inseguirla, spiarla. #Cieco, interrogato sull'amore, racconta di aver provato una sola volta una sconvolgente passione quando, su una scala mobile, in una stazione della metropolitana di Parigi, aveva incrociato il muto sguardo di una donna poi perduta per sempre. I due si salutano con l'uscita di scena di #Uomo che, a breve, rivedrà la ragazza.
Una giovane donna entra in scena facendo jogging. È #Ragazza (Roberta Lanave) che, riconosciuto lo scrittore, inizia a parlargli. È una fanciulla inquieta. Si dedica alla scultura ma è chiaramente ansiosa di ‘assaporare' la vita. Figlia di una donna che non è riuscita a trasmetterle serenità, è innamorata di un artista drogato, malato e senza speranza di recupero. Bellissima nella sua sensualità androgina, sembra fredda e calcolatrice ma non lo è. Racconta di aver incontrato un uomo, molto più grande di lei, col quale ha passato una notte di sesso ‘donato' per accondiscendenza e compassione. La ragazza ha notato che l'uomo la segue in modo insistente cosa che la infastidisce e, nel contempo, la gratifica. Per comprendere meglio le intenzioni dell'uomo #Ragazza narra di essersi sottoposta ad una seduta di analisi con la moglie di lui, una nota psicologa . Lo scrittore l'ascolta e la interroga carpendone i segreti e anticipandone i pensieri: la giovane sta per incontrarsi con l'anziano spasimante per dei chiarimenti sulla relazione.
Con un cambio di scena a vista si è trasportati nello studio di una psicologa ( Sara Bertelà) , durante una seduta di analisi cui si sta sottoponendo #Donna ( Laura Marinoni ), piacente signora di mezz'età. È lei la fanciulla incontrata da #Cieco nella metropolitana di Parigi. Colpita anch'essa dal fugace sguardo scambiato in metrò, tornata a Buenos Aires, si è più volte recata alle presentazioni dei volumi dello scrittore senza mai trovare il coraggio per avvicinarlo. Ha una figlia che ama ma con la quale non riesce a dialogare serenamente. Teme sia fragile e troppo fiduciosa nel prossimo. #Psicologa la rincuora ma avverte che anche la sua esistenza verrà mutata dalle conseguenze degli eventi di cui ha avuto notizia.
#Donna esce mentre nello studio entra #Uomo, marito di #Psicologa. Il bancario confessa di essersi innamorato di una giovane e che ha deciso di troncare col suo passato. Vuole sfuggire a quel grigiore che lo ha sempre contraddistinto. Desidera quella felicità che, a suo dire, non è mai riuscito a costruirsi con lei a causa della sua freddezza. Inutili i tentativi di #Psicologa di riconciliarsi.
La scena finale ci riporta alla panchina sulla piazza. Siamo in autunno. #Cieco – vestito di scuro – è avvicinato da #Donna che esterna il suo dolore per aver perso l'unica figlia uccisa da un pazzoide. Nonostante ciò c'è un lieto fine per entrambi. I due si riconoscono e confessano il reciproco innamoramento parigino. Una delle frasi conclusive del lavoro, esplicativa del dramma, è: << L'amore non vissuto reclama prima o poi la sua parte >>. La messa in scena è essenziale e funzionale. Andrée Routh Shammah ha sapientemente ‘accompagnato' lo spettatore nella decodificazione delle emozioni dei personaggi tramite le posture e i colori dei loro vestiti.
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e #Cieco percorre un tragitto tra l'ultraterreno e l'umano, sottolineato dal cambio d'abito dal chiaro allo scuro, cosa che richiama alla mente la trasmutazione dell'angelo ‘protagonista' de Il cielo sopra Berlino di Wim Wenders, #Uomo, viceversa, vive il percorso contrario a quello della decadenza. Sembra Immanuel Rath, serio professore di liceo, irretito e portato alla rovina da Lola-Lola nella pellicola L'Angelo Azzurro di Josef von Sternberg.
#Ragazza ha una camicetta arancio acceso indossata, con un cambio in scena, nel dismettere la mise ginnica con cui era apparsa; il colore trasmette quel senso di ‘solarità' che suggerisce l'amore per la vita. Il viola, colore assegnato a #Psicologa, le conferisce quel senso di ‘lutto da abbandono' che la colpirà. #Psicologa, in fondo, è dotata di una chiaroveggenza ‘scientifica'. È simile a Cassandra: prevede il futuro ma non può modificarlo. Il rosso è la tonalità cromatica che segna il percorso di #Donna nel crescendo della passione che la caratterizza. Si passa dalla profonda ferita, causata dalla morte della figlia, alla forza salvifica dell'amore quando scopre che #Cieco l'attende da sempre.
Tutti gli attori, in particolar modo Gioele Dix, Elia Schilton e Roberta Lanave (avvantaggiati, però, da ruoli più coinvolgenti) hanno dato grande prova di concentrazione e credibilità nei 120 minuti di rappresentazione senza intervallo. Piacevolmente scioccante il ‘balletto' creato dai movimenti di #Uomo che rimanda alla platea tutta la ‘pochezza' di un bancario frustrato da decenni di scrivania. Notevole anche il cambio in scena di #Ragazza. Si trasmette sia la gioia sia la voglia di vivere tipiche di un atleta, soggetto sano che si ama e si protende verso il futuro, sia l'ansia di una donna che indossando l'abito di un ‘maschiaccio', spera di creare quella maschera ‘rude' sufficiente a nascondere le sue fragilità.
Spettacolo imperdibile destinato a tutti coloro che amano, nell'andare a teatro, focalizzarsi sulle impronte registiche ‘forti' e su performances recitative di alto livello.
Cita a ciegas (Appuntamento al buio)
di Mario Diament
traduzione, adattamento e regia Andrée Ruth Shammah
con Gioele Dix, Laura Marinoni, Elia Schilton, Sara Bertelà, Roberta Lanave
scena Gianmaurizio Fercioni
luci Camilla Piccioni
costumi Nicoletta Ceccolini
musiche Michele Tadini
Teatro Franci Parenti, Milano, fino al 29 marzo 2018.
Tournée:
Teatro Accademia, Conegliano Veneto , 4 aprile.
Teatro Manzoni, Monza, dal 5 all'8 aprile.
Teatro della Pergola, Firenze, dal 10 al 15 aprile
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