Il vecchio e il mare
di Alfio Petrini
Ci sono storie semplici e storie complesse. Se la complessità consiste nello spirito dell'opera, allora Il vecchio e il mare è una storia semplice e complessa allo stesso tempo.
Un vecchio pescatore dell'Havana dopo tre giorni di dura lotta cattura un pescespada gigante, ma nel viaggio di ritorno verso la terra il pesce viene divorato da famelici pescecani. Al pescatore resta soltanto la testa e la lisca. Il viaggio, la lotta e l'esperienza, dunque: questi i temi centrali del libro e dello spettacolo realizzato dalla Compagnia La Luna nel Letto con la regia di Michelangelo Campanale e presentato nell'ambito della rassegna Il Valle dei ragazzi . Il viaggio e la lotta come metafora della vita. E l'esperienza come occasione che può determinare il cambiamento. Come condizione che porta con sé un transito, un passaggio, un attraversamento a cui si lega il divenire. Solo l'esperienza infatti può cambiare l'uomo. Cambia il vecchio Santiago che lotta sul mare con le sue corde, prima contro il pescespada e poi contro i pescecani. E cambia Manolin il ragazzo che scopre di essere importante per il suo maestro e si avvia a diventare un uomo.
Raccontare e vivere: cercare di vivere: questo ha fatto Hemingway nello scrivere il romanzo. E credo data l'aura che si percepisce nello spettacolo - che lo stessa cosa abbia fatto il regista Campanale, al quale va riconosciuto il merito di aver agito sotto la spinta della necessità artistica e quindi della ricerca del senso che, a volte, lega l'arte alla vita.
Il progetto di Campanale che si avvale dell'apporto competente di tre attori: Bruno Soriato, Robert McNeer e Salvatore Marci -, nasce proprio dalla voglia di fare una esperienza di vita, non dalla voglia di fare uno spettacolo e basta. L'assunzione della responsabilità della regia, della definizione dello spazio scenico e delle luci che caratterizzano il progetto stesso sono il segno di una totalità che risponde al criterio della necessità a cui ho fatto cenno, non alla scelta di un protagonismo velleitario, e perciò vuoto. Dunque, di fronte all'orrore di tanti sottoprodotti in circolazione destinati all'infanzia e alla gioventù, lo spettacolo della Compagnia pugliese si fa apprezzare per la efficacia e il rigore della miscela linguistica eterogenea fondata sulla parola, su ben calibrati movimenti di luce, sulla manipolazione di oggetti essenziali, sulle azioni fisiche che a tratti esplodono nello spazio scenico e sulle primordiali immagini in movimento. Il vecchio e il mare è teatro, non è teatro per ragazzi. E credo che questo sia il miglior risultato che la Compagnia potesse desiderare.
Il vecchio e il mare
tratto da Il vecchio e il mare di E. Hamingway
con Bruno Soriato, Robert McNeer, Salvatore Marci
Regia, scena e luci Michelangelo Campanale
Drammaturgia Katia Scarimbolo
Assistente alla regia e costumi Maria Pascale
Video Raffaella Rivi
Ricerca scenografica e oggetti di scena Paolo Baroni
Consulenza musicale Tommaso Scarimbolo
Consulenza fonica Luca Ravaioli
Macchinisti di scena Daniele Lasorsa, Enzo Ruta
Tecnici Sebastiano Cascione, Carlo Quartararo
Logistica e amministrazione Isa Pellegrini
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