La musica dell'attore: dal suono alla visione seguendo l'arte di Chiara Guidi
di Laura Novelli
L'affascinante mistero del titolo ci viene svelato quasi alla fine del libro quando l'autrice scrive: <<Non cerco una voce speciale che faccia sfoggio delle proprie capacità. Vorrei che sapesse raccontare a prescindere dalla parole che dice, mentre si muove in una foresta di immagini invisibili che la devono ispirare>>. Un mistero materico, concreto, sulle orme del quale non solo viene scandita la traiettoria di composizione dell'affascinante saggio di Chiara Guidi La voce in una foresta di immagini invisibili (Nottetempo Edizioni) ma viene ricostruito l'intero tracciato di esperienze che l'attrice di Cesena - come ben noto, tra i fondatori della Socìetas Raffaello Sanzio - ha condotto per decenni, sia all'interno (e in modo complementare) alla compagnia sia, più recentemente, lungo i rivoli di una ricerca ‘solitaria' ricca di conquiste e nuova consapevolezza artistica. Che è poi anche – e tanto più – una consapevolezza personale, biografica. Non per niente, il volume di Nottetempo è arricchito da immagini che riproducono pagine di appunti autografi sospesi tra il maniacale bisogno di scavare dentro la ‘fisiologia' della propria voce e il desiderio di regalare all'attore (all'attore tout court) un metodo che realizzi il suo essere suono, musica, phoné allo stato puro. Disegni, schemi, frecce, geroglifici, parole annotate, segni di punteggiatura, linee, ellissi, figure geometriche, numeri: sono le geniali testimonianze di una sensibilità acustica che cerca il proprio senso al di là dei significati, dei concetti, dei lemmi, delle costruzioni sintattiche. La voce come strumento, dunque, come dimensione espressiva che crea essa stessa un senso e dà spettacolo. Una voce però che non potrebbe essere artistica se non fosse il risultato di tante voci udite dalla Chiara bambina-ragazza-donna nel corso della sua vita. Il metodo si può costruire a partire solo dal vissuto. Da quelle urla scolpite nella memoria del corpo. La scrittura della Guidi affianca sempre, infatti, ricordi teatrali a ricordi biografici e le due prospettive si incrociano costantemente. Sembra anzi che il rantolo del padre morente (<<Quando avevo undici anni mio padre morì, nel cuore della notte. Mi svegliò il verso disperato dei suoi ultimi respiri. La voce era come soffocata dalla ricarica di ossigeno che il suo cuore cercava>>), le grida di una madre di Cervia che ritrova la figlia dopo aver temuto il peggio (<<La sua voce grattava la gola per poi lanciarsi in acuti laceranti, mentre il fiato, come un mantice, si apriva e chiudeva sonoramente>>), il verso del merlo ferito dal cane Breck e gemente a terra (<<Io, in casa, sento un verso lontano e, ignara dell'accaduto ma attratta dal suono, incomincio ad imitarlo. Inspiro rumorosamente ed espiro facendo affiorare nella parte finale la voce. (…) Appoggio sulla voce qualche parola del libro di Céline che sto leggendo, mentre all'esterno il suono del merlo va spegnendosi>>) sono alcuni passaggi emblematici di questo proficuo travaso tra suoni reali e relativa rielaborazione scenica.
Tutta questa ‘verità' aggiunge ovviamente spessore alla ricerca, all'intensa attività laboratoriale degli ultimi anni, alla matrice stessa da cui ricerca e attività laboratoriale discendono. Pur se lontano da un'impostazione meramente cronologica, il volume ricorda spettacoli-manifesto che sulla vocalità hanno costruito la loro impalcatura più solida e il loro successo. Già durante le prove de I Miserabili (1986), l'autrice racconta di aver visto la sua voce ‘camminare sul palcoscenico'. In Santa Sofia. Teatro Khmer la necessità di dare a Pol Pot una voce bassa la porta a ‘raschiare la laringe'. Poi le riflessioni si fanno teoriche e la domanda centrale diventa: <<Come posso trasformare il suono della mia voce in linguaggio?>>. Ma è ancora poco. La grande scoperta arriverà anni dopo, complice la collaborazione con il musicista Scott Gibbons, e consisterà nel capire che tra voce e parola è possibile percepire ‘una visione, un'immagine' e che questa immagine è ‘il suono stesso'.
Da una parte, dunque, la ricerca della Guidi si concentra sul corpo-voce, da intendersi come elemento distaccato da sé e addirittura visibile; dall'altra, questa massa sonora capace di costruire ritmi e suoni, di dilatare le parole, di vibrare nelle pause, si incarica di aprire universi immaginari paradossalmente autonomi rispetto alle parole stesse (ma non al loro suono). Allora il punto centrale del pensiero creativo che fa da lievito al libro si trasforma in una questione quasi di storiografia teatrale, di metodologia: <<C'è una fedeltà al testo che nel teatro soffoca la voce. Come domare il teatro? Come non smarrire la voce?>>. Nasce da queste domande il ‘cantare recitando' cui aspira questa voce complessa. Capovolgendo Monteverdi, la Guidi sembra ritrovare – per certi versi - Carmelo Bene e, ancora meglio, Antonin Artaud, che nel manifesto del Teatro della crudeltà scrive: <<(…) Questo linguaggio oggettivo e concreto del teatro serve a captare e a imprigionare i sensi. Percorre la sensibilità. Abbandonando l'utilizzazione occidentale della parole, trasforma le singole parole in sortilegi. Alza la voce. Ne utilizza le vibrazioni e le qualità. Fa martellare violentemente i ritmi. Macera i suoni>>.
E non è un caso che il volume si chiuda con una lettera all'attore (datata 3 marzo 2015 e riprodotta dall'originale scritto in corsivo) dove l'autrice sistematizza il suo metodo e regala consigli tecnici, per far sì che attraverso la voce ‘il palcoscenico possa predisporre il pubblico all'ascolto e interrogarne lo sguardo'.
Pagine di straordinarie lucidità, passione, precisione. Occhio e orecchio fusi in un unico atto percettivo di cui l'attore (l'atleta del cuore) è unico artefice. <<Spuma i confini, fai riverberare una sillaba nell'altra. Rendile comprensibili ma senza marcarle con una linea. Apriti ai mezzi toni e ai respiri. Restituisci la complessità di una figura senza ridurla a personaggio, contro ogni evidenza!. Ecco, attore, questo deve essere il tuo progetto. Qui deve nascere la tua musica>>.
La voce in una foresta di immagini invisibili
di Chiara Guidi
Nottetempo Edizioni, Milano, 2017, pp. 80. Euro 20,00 |