Dalla scena al libro di teatro: la scrittura di Rappa e la sua doppia vita
di
Laura Novelli
Ogni volta che mi capita di leggere un libro di drammaturgia contemporanea, mi torna in mente quella fastidiosa domanda (<<esiste una ricetta migliore di altre per scrivere un buon testo teatrale?>>) che a tratti mi sembra banale e inutile e a tratti, viceversa, sensata e utile. Certo è che, sin dai tempi dei miei studi universitari, ho sempre trovato molto affascinante l'idea di poter esplorare i meccanismi mentali degli autori, il loro laboratorio creativo. Cosa di più misterioso? Di più realmente teatrale?
Stavolta tocca a Giampiero Rappa - attore, regista e drammaturgo formatosi alla Scuola dello Stabile di Genova, fondatore della compagnia Gloriababbi Teatro (ormai scioltasi, ndr ), autore di testi quali Gabriele , scritto con Fausto Paravidino nel 1998, Zenit, Tutta colpa di Cupido, Il Riscatto, Prenditi cura di me, Sogno d'amore, Il coraggio di Adele, Nessun luogo è lontano , molti dei quali tradotti in sei lingue e insigniti di importanti premi - fornirmi la sua idea a riguardo. Con il garbo e la gentilezza ‘riflessiva' che lo contraddistingue mi risponde che no, non possiede la ricetta giusta per scrivere un buon testo teatrale e si ‘limita' a dirmi che, in fondo, l'elemento più importante della sua drammaturgia è il fatto che situazioni, personaggi, battute devono riguardarlo da vicino; o almeno avere un legame affettivo con lui e la sua vita personale. Sembra poco. Ma poco a ben vedere non è. Visto che poi questo fiume in piena di echi che risuonano ‘dentro' giocoforza si trasformano, prendono la forma di storie diverse, raccontano vite lontane, si riempiono di un'esistenza propria. L'esistenza della scena e sulla scena.
Motivo per cui assume un significato particolarmente emblematico la decisione di pubblicare tre delle sue opere, già allestite a più riprese negli anni scorsi, in una silloge della collana Percorsi di Editoria&Spettacolo che ha per titolo Potere amore solitudini e che rivela un rapporto molto stretto con la vita ‘fluida' del palcoscenico, laddove cioè le parole dette e i fatti agiti hanno una mobilità e una tensione organiche, dovute all'accadere stesso del fatto teatrale. D'altronde questa natura ‘anfibia' della drammaturgia – un po' libro e un po' bios scenico – è una caratteristica che rende ugualmente speciali libro e scena, rispettandone la profonda diversità. Tanto più quando – ed è il caso proprio di Rappa – si tratta di testi scritti per determinati attori, per determinate condizioni di allestimento, per determinate urgenze personali e collettive. Quasi fossero canovacci di un capocomico della Commedia dell'Arte continuamente modificati e modificabili, limati di volta in volta a seconda delle scelte intraprese sul terreno della regia e dell'interpretazione.
Il libro, uscito a novembre scorso, mette insieme Prenditi cura di me (2007, vincitore del Premio Enrico Maria Salerno per la Drammaturgia Europea/XIII Edizione), Sogno d'amore (sempre del 2007) e Nessun luogo è lontano (2015) ed è introdotto da una bella intervista/conversazione tra l'autore genovese e il giornalista e critico teatrale Antonio Audino. Dunque, la produzione qui raccolta copre un arco temporale piuttosto ampio <<durante il quale>> – mi racconta lo stesso Rappa – <<sono successe tante cose nella mia vita artistica e personale. Diciamo che c'è una sorta di spartiacque tra le prime due commedie, che avevo scritto per la compagnia Gloriababbi Teatro (vi facevano parte Filippo Dini, Andrea Di Casa, Sergio Grossini, Mauro Pescio), e un'esperienza professionale più recente, maturata senza quel gruppo di lavoro e di amici con cui mi sono formato e sono cresciuto. Quando mi è stato proposto di pubblicare i miei testi non posso nascondere che mi sono sentito colto alla sprovvista. Sono ben felice di averlo fatto, ma certamente ho sempre pensato che la mia scrittura avesse una sola destinazione e immaginarla fissata sulla pagina in un primo momento mi ha fatto sentire insicuro; mi sembrava di dover sistemare le parole, migliorare le battute. Poi ho capito che sono storie già collaudate e che ritrovarle in un libro avrebbe significato dare loro un valore aggiunto, un'altra vita ancora>>.
Nel leggerli uno dopo l'altro, questi tre testi non solo evocano, ciascuno a suo modo, il tema dominante sotteso alla loro impalcatura (quel potere amore solitudini così ben stagliato sulla copertina) ma ostentano una particolare maestria nel curare il ritmo, i cambi di scena, le entrate e uscite dei personaggi, le didascalie, le pause: tecnicismi indispensabili affinché queste storie vivano sul palcoscenico. Si rivelano poi opere dall'impalcatura forte: trame precise e complesse, intarsio corale dei personaggi, apparente aspirazione ad una verisimiglianza mirabilmente compromessa da virate ironiche e/o scarti surreali e onirici improvvisi. Insomma, è possibile intercettare uno stile del tutto personale in questa scrittura che sa essere al contempo limpida e misteriosa.
Prenditi cura di me (ha debuttato nel 2008 al Teatro dei Filodrammatici di Milano e, in una seconda edizione, è stato allestito al Piccolo Eliseo di Roma nel 2010) parla di Franco Maggi, un affermato cardiochirurgo che assume un'importante carica politica e che cerca di barcamenarsi tra i forti condizionamenti che questa posizione di potere gli porta e la sua vita personale/affettiva ormai in frantumi. A far scaturire in lui quella consapevolezza necessaria a produrre dei ‘cambiamenti' sarà l'incontro/scontro con una scomoda giornalista d'inchiesta che, come se si trattasse di una maieutica scrutatrice dell'anima, lo indurrà a una profonda riflessione sulla sua esistenza e sulla sua carriera e all'indispensabile ribaltamento finale. <<Prima di scrivere>> – prosegue Rappa - <<mi documento molto: leggo, osservo da dentro l'ambiente che voglio ritrarre. In questo caso, ad esempio, avevo scelto di parlare dell'ambiente medico, competitivo tanto quello artistico, e l'ho studiato davvero molto anche grazie ad amici medici con cui mi sono costantemente confrontato durante la stesura. Ovvio che poi, come drammaturgo, mi prendo le mie libertà>>. Colpisce qui l'intreccio di tanti personaggi diversi e il senso di circolarità, di necessità, che questi vari fili del plot sanno trasmettere nel restituire un'acuta metafora del potere e dell'impossibilità di venirne contagiati. Il messaggio è tanto più chiaro perché la storia si apre a scarti surreali e a riferimenti ‘altri' che la fanno vibrare al di là di un piano meramente realista. Basti l'esempio di quella Turandot di Puccini che viene così spesso evocata: <<È un'opera che mi fece conoscere mio padre grazie ad un disco che mi chiese di comprargli pur non essendo un appassionato melomane. Un giorno, proprio mentre scrivevo Prenditi cura di me , ho sentito la stessa aria che lui amava molto risuonare nel cortile di casa e ho capito che era un segno. Credo molto in queste coincidenze>>.
La seconda commedia (debuttò a Polverigi nel 2008 e poi venne ripresa in una seconda edizione anch'essa al Piccolo Eliseo nel 2009) è, tra le tre, quella sicuramente più autobiografica, più giovanilistica: un gruppo di ragazzi condividono lo stesso appartamento e, a parte Pasquale che fa il bidello e ha una famiglia al Sud (personaggio ispirato a un bidello di Genova realmente esistito), sono tutti alla ricerca di una strada, di un amore, di un futuro. C'è Ivan, attore russo che passa il suo tempo ad esercitarsi sull'intonazione giusta per una celebre battuta di Otello (<<Desdemona puttana>>); c'è Gianni, aspirante sceneggiatore per il cinema in costante bilico tra bisogno di concretezza e inguaribile idealismo; c'è il Filosofo (emblematicamente senza nome proprio) che puntella di aforismi, pensieri e citazioni la vita degli altri forse per cercare di dimenticare la sua stessa solitudine. Poi ci sono delle presenze femminili, inquiline del piano superiore, che fuggono o si avvicinano e che complicano la vicenda portando nella vita di questi intellettuali un po' sognatori l'energia e la tortura dei sentimenti. In definitiva Sogno d'amore è un testo sui sentimenti, sulle emozioni e lo spiega l'autore stesso rispondendo nella prefazione alle domande di Audino: <<[…] Al centro di tutto c'è Gianni che cerca disperatamente l'amore. Ma è vero quell'amore che sta cercando? E, soprattutto, vuole davvero amare? […]. Sogno d'amore racconta la fine del pensiero romantico del protagonista, è l'inizio dell'amore adulto. La difficoltà di ricostruire quell'amore ogni giorno […]. E la questione centrale è sempre quella del fare attenzione a consegnare a qualcuno il potere di farci felici o infelici>>. La questione centrale è questa perché centrale nel teatro di Rappa è il tema dei rapporti di forza, di potere all'interno delle relazioni umane. Bisogna stare al gioco, sembra volerci dire, ma non sempre e non tutti ce la fanno. Ed è difficile distinguere nettamente le vittime dai carnefici perché nella realtà, nella vita vera, questa dicotomia non è mai del tutto chiara. L'intreccio di passioni e di aspirazioni di questo Sogno giovanile (anch'esso calibrato sulle professionalità della compagnia Gloriababbi) non può tuttavia che avere una fine positiva, fiduciosa, consolatoria.
Epilogo al quale sembra fare da controcanto la visione più pessimistica e cupa dell'ultimo testo qui edito, Nessun luogo è lontano (debutto nel 2016 al Teatro Argot di Roma), che racconta il volontario isolamento di uno scrittore di fama rintanatosi in una baita di montagna e allontanatosi definitivamente dalla società umana. Anche qui, come in Prenditi cura di me , c'è una giornalista che lo andrà a trovare per un'intervista e che scalfirà quell'involucro di misantropia in cui l'uomo si è rinchiuso, complice la presenza di un nipote adolescente che richiamerà lo schivo zio alle sue urgenze emotive e affettive. La vicenda fa leva sulla forza di un dialogo serrato e ‘insidioso' dietro al quale si intravedono le reali intensioni dei personaggi. E la durezza di Mario Capaldini – questo il nome del protagonista – smette di avere potere sull'intrusa quando questa gli rivela di stare lì per caso, al posto di una collega andata in maternità, e di essere in realtà un'inviata di guerra. <<Anche per questo lavoro mi sono documentato molto, ho lavorato con una giornalista inviata di guerra che mi ha spiegato dettagli professionali importanti e il cui supporto mi è stato di grande aiuto>>. Il piccolo mondo dello scrittore in fuga da se stesso trema insomma di fronte ai racconti della donna e al disagio del giovane Ronny e anche qui il bisogno di un cambiamento apre il finale alla presa di coscienza di un fallimento, al riconoscimento della propria presunzione. Perché in definitiva non si può scappare dalla propria vita e dai compromessi quotidiani cui essa ci chiama.
Emerge chiaramente nelle pieghe di questa scrittura un repertorio di letture e di amori teatrali che attingono alla grande drammaturgia moderna. Pirandello innanzitutto: il tema identitario, il perbenismo borghese, i condizionamenti sociali, la contorsione dei sentimenti. E poi? <<Pinter>> – spiega ancora Rappa - <<perché le mie battute, in molti casi, vogliono dire molto di più di ciò che semplicemente cercano di dire. Ma anche Cechov, Shakespeare, Mamet>>. A pensarci bene, si tratta per lo più di autori che non si sono limitati a scrivere le loro opere a tavolino ma che hanno sempre avuto una consapevolezza visceralmente teatrale della scrittura per il teatro. Rappa poi è anche attore e regista e ciò sta dentro i suoi testi in modo più o meno esplicito. Quest'inverno lo vedremo infatti nel ruolo di Hinkfuss in un allestimento di Questa sera si recita a soggetto (Pirandello guarda caso) diretto da Marco Bernardi e prodotto dallo Stabile di Bolzano. Poi ci sarà la ripresa di Nessun luogo è lontano e curerà la regia di A Gambler's Guide To Dying di Gary McNair per la rassegna Trend diretta da Rodolfo di Giammarco. Nel frattempo prosegue la sua attività di docente presso la scuola Fondamenta di Roma e studia, studia, studia. <<Sto pensando ad una nuova commedia. Credo che parlerà della famiglia. In un momento storico in cui le relazioni diventano sempre più fluide e sbiadite, voglio andare controtendenza>>.
Potere amore solitudini. Prenditi cura di me, Sogno d'amore, Nessun luogo è lontano
di Giampiero Rappa
e una conversazione con Antonio Audino
Editoria & Spettacolo, Collana Percorsi, Spoleto, 2016, pp. 237, euro 16,00
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