RedReading#11 Se Manchi tu: l'essenza della parola e del Teatro per ‘incontrare' il significato del nostro Presente
di Letizia Bernazza
<<Il RedReading è un incontro tra il teatro e la potenza di un libro. Incontro con la narrazione orale, con quelle storie che sono nate da una comunità, e che proprio attraverso il teatro, a quella comunità ritornano>>.
Sta in queste parole di Tamara Bartolini e di Michele Baronio il significato del progetto RedReading, giunto il 18 aprile scorso all'undicesimo appuntamento al Teatro di Villa Torlonia di Roma dopo i sette reading presentati nelle scorse stagioni al Teatro Argot e i tre alle Carrozzerie n.o.t della capitale.
Il RedReading è come una bella matrioska: guidato dalla voce narrante di Tamara Bartolini e dalla voce ‘sonora' di Michele Baronio, lo spettatore si immerge in una narrazione ‘multi-direzionale' che ha il suo punto di forza in un percorso di ricerca segnato dalla volontà dei due artisti di intrecciare storie e linguaggi differenti, esperienze e testimonianze appassionate. L'avvio è dato sempre da un testo, sia esso un romanzo, un saggio, un libro fotografico per poi dare vita a un'esperienza di condivisione con musicisti, fotografi, scrittori e, quindi, con il pubblico.
Il punto di partenza dell'undicesimo RedReading, SE MANCHI TU , sono i due libri di Alberto Prunetti Amianto . Una storia operaia (edizioni Alegre) e 108 metri. The new working class hero (edizioni Laterza). Esplicativo e concreto il sottotitolo dell'evento: di padri e figli, del lavoro e della vita . Che non si tratterà soltanto di un'orazione civile, si intuisce subito. Quando entriamo in sala, i protagonisti del reading sono già sul palco. Ci accolgono con grande calore, mentre con pazienza attendono che ci sistemiamo.
A tessere le fila della partitura drammaturgica è Tamara Bartolini. Attraverso le sue parole, colme di energia e di passione, tutti insieme ci ritroviamo a metterci in cammino per incontrare quel << Noi di una generazione di padri che si ammalano di lavoro, veleni e inquinamento, e una generazione di figli precari, mal pagati, sfruttati, con lavori amati, ma dannati>. Su una scena priva di qualunque orpello, lo spazio e il tempo della performance vengono scanditi in maniera rigorosamente non-lineare dalle parole dell'attrice intrecciate con equilibrata armonia alle voci degli ospiti, al tempo stesso interpreti e spettatori di un'opera polifonica che rimanda al nostro Presente. Come la vicenda di Renato, il metalmeccanico di Amianto che a forza di sciogliere ‘elettrodi in mille scintille di fuochi a pochi passi da gigantesche cisterne di petrolio' e di respirare metalli pesanti, si ammala e muore. O come il vissuto del protagonista di 108 metri costretto a emigrare in Inghilterra e a far parte, suo malgrado, di quella nuova working class soggiogata dall'incertezza di impieghi umilianti e sottopagati. Il trait-d'union tra le due opere è Alberto Prunetti in persona (figlio di Renato), il quale è capace di mettere in relazione la storia personale con la storia di una classe sociale e di aprire fenditure nella Memoria collettiva con un linguaggio che sa alternare ‘umorismo e tragedia, leggerezza e densità'. Prunetti impasta carte d'archivio, testimonianze orali e familiari, aneddoti, foto e la stessa precarietà vissuta e narrata dà vita a un'ibridazione formale - lontana dall'autobiografismo strettamente auto-referenziale - densa di emozione. Impossibile non commuoversi insieme a lui quando su di uno schermo, posizionato in alto dietro il gruppo di protagonisti, scorrono le immagini di Renato, di Prunetti bambino, scorci degli operai in tuta blu in fabbrica e poi, ancora, il ritratto a tratti inquietante di Margaret Thatcher, una sorta di spettro, le cui scelte politiche ed economiche ci conducono direttamente alla Brexit: da Amianto a 108 metri non c'è allora alcuna frattura, alcuna possibile interruzione. Un po' come quei 108 metri di rotaie fusi nell'altoforno di Piombino ormai spento che segnano il viaggio di ritorno dal Regno Unito alla Maremma dello scrittore. Il fulcro resta dare voce alla classe lavoratrice: dalla crisi economica del 1973 (non a caso anno di nascita di Prunetti) alla marcia dei quarantamila della Fiat fino allo sciopero dei minatori inglesi soffocato dal governo conservatore britannico.
Bartolini-Baronio attraversano con forza e intensa liricità, la materia viva consegnata da ciascuno dei partecipanti: il documento visivo Libia dell'artista Rosa Jijon – responsabile culturale dell'Istituto Italo Latino Americano di Roma – che ci racconta gli sforzi di una donna della comunità Sarayaku dell'Amazzonia Ecuadoriana capace di lottare in maniera indefessa contro l'avanzamento della frontiera estrattivista così da preservare la sua terra e la cultura della sua gente. L'intervento di Marta Fana - autrice del volume Non è lavoro, è sfruttamento (edizioni Laterza) – la quale invita a riflettere sull'assenza di tutele e di una stabilità lavorativa prodotte dalla famigerata logica della flessibilità. La voce di Miriam Dubini, è suo il libro Non toccate la terra (edizioni Rizzoli), che ci accompagna nel rione Tamburi di Taranto. Le emissioni di sostanze tossiche dell'acciaieria Ilva vengono contrastate dai sogni di cinque bambini. Davide, il capitano della piccola ciurma di eroi, si è già ammalato. La diossina ha intaccato il suo corpo, ma non la sua fervida capacità di immaginare un futuro diverso tra spazi verdi in cui giocare liberamente. Vogliono credere a un futuro migliore anche gli adolescenti del laboratorio teatrale Ritratti di un territorio , realizzato dal Teatro del Lido di Ostia e dal Liceo Anco Marzio. I tre ragazzi per tutto il tempo del reading ascoltano. Sono accovacciati un po' timidamente sul lato del palco. Poi, prendono la parola. Condividono con gli spettatori le loro preoccupazioni e, determinati, gridano il diritto legittimo di poter credere a un Mondo migliore.
Nel finale scorrono sullo schermo le fotografie di Giancarlo Ceraudo. <<Sono convinto>>, ha dichiarato l'artista, << che più il livello dello scatto è alto e maggiori sono le possibilità che aiutano a scuotere le coscienze>>. Mi auguro che il reading sia servito a questo. Gli applausi tonanti degli spettatori mi fanno ben sperare.
Quando lascio il Teatro, il mio viaggio non si è ancora concluso. I brani musicali di Nada, dei Clash e di David Bowie interpretati magistralmente da Michele Baronio, fanno da colonna sonora alle mie riflessioni e alla mia volontà di non perdere il prossimo appuntamento (incentrato sull'opera di Rosa Mordenti Ferocemente vivi ) in calendario il prossimo 23 maggio sempre nello spazio di Villa Torlonia.
RedReading#11 SE MANCHI TU
di padri e figli, del lavoro e della vita
dai libri Amianto (edizioni Alegre) e 108 metri (edizioni Laterza) di Alberto Prunetti
un programma di e con Tamara Bartolini e Michele Baronio
drammaturgia Tamara Bartolini
musiche e canzoni Michele Baronio
assistente e foto di scena Margherita Masè
suono Michele Boreggi
con l'intervento di Renato Ciunfrini e Sebastiano Forte (musicisti)
con la partecipazione dell'autore Alberto Prunetti
con il contributo fotografico di Giancarlo Ceraudo
con la partecipazione di Marta Fana e Miriam Dubini
con la collaborazione artistica di Elena Bellantoni – Progetto Il Coro
e l'intervento artistico di Rosa Jijion
in collaborazione con Wunderbar Cultural Project
e la partecipazione del progetto di formazione teatrale Ritratti di un territorio del Liceo Anco Marzio e del Teatro del Lido di Ostia.
Teatro di Villa Torlonia, Roma, 18 aprile 2018 |