Segreti di famiglia
di GiorgioTaffon
La stagione 2017-2018 del teatro Vittoria di Roma è iniziata con lo spettacolo Segreti di famiglia , e devo dire subito che è cominciata davvero bene, soprattutto grazie alle interpretazioni attoriali di Stefano Messina e, in particolare, di Viviana Toniolo.
La vicenda rappresentata è, testualmente, come copione, frutto del prezioso e maturo lavoro drammaturgico di Enrico Luttmann, il quale, a mio parere, ha sfruttato memoria e immaginario cinematografici, senza cedere a facili imitazioni, tenendo presente, più che l'intreccio, i conflitti e le tipologie dei personaggi di Segreti e bugie ( Secrets and lies ) di Mike Leigh, Palma d'oro al Festival di Cannes del 1996; Segreti di famiglia ( Tetro ) di Francis Ford Coppola, del 2009; Segreti di famiglia ( Louder than bombs ) di Joachim Trier del 2015.
La stessa struttura d'intreccio usata da Luttmann è di stampo cinematografico essendo tutte le scene, mimeticamente al presente, dei flashbacks che il protagonista Adamo (uno sfiduciato autore di soap opera) scandisce nel suo raccontare, epicamente, la storia del suo rapporto con la madre Grazia: tale storia, nel finale, diverrà, metateatralmente, una commedia, proprio quella che noi spettatori abbiamo appena visto.
Inevitabilmente tali scelte drammaturgiche scivolano un po' nello scontato, nel prevedibile, ma in modo programmatico, poiché Adamo fin dall'inizio ci dice cosa avverrà alla madre Grazia. Drammaturgicamente potrebbe essere un errore questo anticipo, giacché finisce per sottrarre allo spettatore l'attesa del ‘come finirà'; in effetti, nell'ambito di una struttura di cornice di tipo epico-narrativo, si può accettare tale scelta, tanto più che le sorprese, i ‘segreti' che via via si svelano, comunque tengono desta l'attenzione di chi segue gli eventi sulla scena, passo a passo.
Voglio anche sottolineare che, pur in una tipologia di teatro che tradizionalmente mette in scena un testo prescritto, ciascun realizzatore ha saputo stare pienamente nel suo ruolo e nella sua funzione: l'autore Luttmann, consapevole, innanzi tutto, che a teatro si scrive per gli attori; poi il regista Marco Maria Casazza che con misura (coadiuvato dalle scenografie di Giorgia Dipietrantonio, che danno una nuance cimiteriale alla scena e dalle luci di Valerio Camelin), ha reso pienamente godibile lo spettacolo in quanto tale; infine i trionfatori della serata, Viviana Toniolo e Stefano Messina, la prima una Grazia, antinomicamente madre sgraziata e aggressiva che per buona parte dello spettacolo ‘maltratta' il figlio tornato momentaneamente nella di lei casa; e poi via via madre accudente, comprensiva che, forte di una vita comunque dolorosa ma affrontata con dignitosa forza, sa preparare al figlio un possibile positivo futuro. La Toniolo sa interpretare i cambi di registro (dall'umoristico all'elegiaco al drammatico) con dosaggio precisissimo dei tempi recitativi, con padronanza assoluta della voce e della stessa postura fisica, il tutto con gran classe che strappa parecchi applausi a scena aperta. Stefano Messina sa essere più di una spalla, il suo personaggio ha uno sviluppo drammaturgico autonomo, e, anzi, è proprio in ballo, nel finale, il suo stesso destino: occorre non forzare i toni, non assecondare troppo le giuste reazioni, per creare un personaggio che al contempo ‘serve' la prima attrice ma sa anche dare senso compiuto a una vicenda dove temi a tutti noi molto cari (eutanasia, omosessualità, anomia, massmedialità spinta) rischierebbero di ingolfare l'esplosione dei vari conflitti.
Un plauso a tutta la compagnia e alla produzione Attori & Tecnici, fra le poche in Italia a promuovere concretamente e assiduamente la drammaturgia italiana d'oggi!
Segreti di famiglia
di Enrico Luttmann
regia Marco Maria Casazza
con Viviana Toniolo Stefano Messina
con le voci di Marta Altiniere e Chiara Bonome
assistente alla regia Chiara Bonome
foto Manuela Giusto
produzione Attori & Tecinici
Teatro Vittoria, Roma, fino al 15 ottobre 2017
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