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Il teatro comico di Goldoni nella messa in scena di Roberto Latini

di Katia Ippaso




foto di Masiar Pasquali

Prima scena, Roma 1990. Un allievo della scuola di recitazione di Perla Peragallo va a ‘spiare' gli attori della compagnia di Leo de Berardinis, uno dei grandi maestri del teatro che ci ha insegnato a mischiare l'alto e il basso. In quel momento del tempo, Roberto Latini ha solo 20 anni. Osserva Marco Sgrosso, Elena Bucci e Marco Manchisi in scena e si dice: io da grande voglio essere quella cosa lì. Seconda scena: 28 anni dopo quello stesso ragazzo, diventato nel frattempo uno stimatissimo performer e regista, è sul palcoscenico del Piccolo di Milano con Il teatro comico di Goldoni. Marco Sgrosso, Elena Bucci e Marco Manchisi, assieme ad altri compagni di viaggio (Marco Vergani, Savino Paparella, Francesco Pennacchia, Stella Piccioni) recitano ora con lui. In più, lo spettacolo, che ha da poco debuttato in prima nazionale, è in scena fino al 25 marzo nello storico Teatro Grassi di via Rovello, là dove ciclicamente si riallestisce lo storico Arlecchino servitore di due padroni di Goldoni firmato da Strehler. Una sfida che farebbe tremare chiunque e che il regista romano ha affrontato mettendo in campo due elementi in cui eccelle: l'arte recitativa e la capacità di inventare potenti immagini archetipiche. Goldoni scrisse Il teatro comico nel 1750, con l'intenzione di fissare in quel copione le regole della sua Riforma, che avrebbero sancito il passaggio dalla Commedia dell'Arte a quella di carattere. E cosa fa Latini? Ci mostra quanto dolorosa fu quella Riforma, quanti cadaveri lasciò sul suo selciato. In difficile equilibrio su una pedana oscillante (scene di Marco Rossi), sono gli attori stessi a tenere in piedi la commedia da farsi, con i loro movimenti dettati dal bisogno. Il motivo della fame che da sempre accompagna la rappresentazione dei ‘comici' trova qui una forma intima e stupefacente. Colombina, Brighella, e Pantalone si espongono alle luci pittoriche di Max Mugnai, mossi dalla musica post-romantica di Gianluca Misiti, come se fossero in balia di due forze opposte: il volere di un capocomico (lo stesso Latini) che vuole fare la sua Riforma, e la forza inconscia della strada da cui le maschere nascono. Ed è per strada che Arlecchino cade e si ferisce. Da questa sollecitazione testuale nasce l'idea di far apparire Arlecchino come un corpo mutilato, smembrato. Non c'è un solo attore che lo interpreta: nasce dalla pancia del capocomico che va in giro con la pistola ad ammazzare la gente, e si moltiplica nei vari personaggi di una pièce riletta in una luce novecentesca. Come a dire: tutti siamo Arlecchino, ed è in nostro potere ricomporre i pezzi del suo corpo. Far vivere ancora Arlecchino significa tenere vivo il teatro stesso, uno dei pochi luoghi in cui l'uomo può mostrarsi così come è: tanto più nudo e fragile, quanto più illimitato nella sua capacità di creare.

 


foto di Masiar Pasquali

 


foto di Masiar Pasquali


Il teatro comico
di Carlo Goldoni
adattamento e regia Roberto Latini
scene Marco Rossi
costumi Gianluca Sbicca
luci Max Mugnai
musica e suono Gianluca Misiti
con Elena Bucci, Roberto Latini, Marco Manchisi, Savino Paparella, Francesco Pennacchia, Stella Piccioni, Marco Sgrosso, Marco Vergani.
Piccolo Teatro Grassi, Milano, fino al 25 marzo 2018