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The Dead e la Luce dell' epifania

di Letizia Bernazza

The Dubliners by James Joyce/15: The Dead – Part 1. diretto da Giancarlo Sepe e in scena al Teatro La Comunità di Roma fino al prossimo 30 novembre è uno spettacolo che merita di essere visto.

Si tratta, infatti, di un lavoro in cui la maestria registica raggiunge le vette dell'eccellenza, riuscendo a immergere lo spettatore nell'atmosfera malinconica e tormentata della novella, opera finale della raccolta The Dubliners pubblicata nel 1914 dopo almeno dieci anni trascorsi dalla composizione dei primi racconti. In The Dead si respira un generale senso di oppressione che contagia inesorabilmente anche i personaggi, figure sghembe, impossibilitate ad agire, vittime indifese di una società intrappolata nella rete inestricabile delle convenzioni borghesi e dei dogmi religiosi. Sepe restituisce perfettamente il clima della storia e con esso il disorientamento dei protagonisti, condannati a subire senza alcuna via d'uscita la stagnante immobilità morale e culturale.

Quando si entra nel luogo destinato alla rappresentazione, gli attori – simili a tanti cadaveri - sono distesi a terra intorno a un grande tavolo ricoperto di fiori. Sullo sfondo, immagini stilizzate di cartone in bianco e nero a dimensione umana di uomini, di donne e di un bambino. Le loro fisionomie, nella ricercata fissità delle sagome, evocano l'epoca d'inizio Novecento, mentre di lì a poco gli interventi degli attori contestualizzano i fatti: ci troviamo a Dublino, città cui Joyce fu legato per l'intera esistenza da un ambiguo legame di odio-amore.

Il regista fa in modo che il pubblico sia calato immediatamente nell'universo dell'autore e lo spazio “aperto”, che abolisce il confine tra scena e platea, è un chiaro invito a immergersi da subito nel gioco teatrale. Un gioco ben orchestrato con un gruppo di bravi interpreti, capaci di catturare l'attenzione di chi partecipa dal primo all'ultimo istante dello spettacolo. Non capita spesso di vedere a teatro attori che si spendono così tanto. A tale proposito, basti citare la scena d'apertura dove i corpi-cadaveri si trasformano in corpi-viventi attraverso una lunga sequenza di azioni fisiche oppure l'episodio del gran ballo, impreziosito da canti e da danze rivelatrici di un'ottima padronanza vocale e gestuale.

Occorre sottolineare, tuttavia, anche una dimensione più intima che Sepe sa comporre in sintonia con la scrittura di Joyce e che gli attori restituiscono con parole appena sussurrate e lunghi silenzi, con sguardi stanchi e come assorti nel vuoto dell'apatia. Al regista, d'altronde, non interessa lo sviluppo logico della narrazione (tralasciato peraltro dallo stesso autore originario di Dublino e incentrato essenzialmente sulla vicenda di un marito innamorato della moglie e poi sconvolto dalla inaspettata confessione del primo grande amore della donna), quanto un addentrarsi nel flusso interiore della soggettività per svelare la bellezza recondita dell'esistenza oltre la bieca quotidianità della vita. Sepe fa propria la scelta poetica joyciana improntata alla cifra stilistica dell' epifania , che per rivelarsi ha bisogno di essere inseguita, così come la inseguono i personaggi, che da un gesto, un oggetto o una parola, sperimentano nuove realtà e nuove dimensioni. Da tutto questo, scaturisce un pressoché totale annullamento di qualsiasi coordinata spazio-temporale al punto che la messinscena si colloca ai <<confini tra il linguaggio teatrale e quello filmico>>, offrendo allo spettatore medesimo uno sguardo nuovo per andare oltre le cose e lasciarsi trasformare dalla luce viva celata dietro le immobili sembianze dell'apparenza.

(novembre 2014)

 

The Dubliners by James Joyce/15: The Dead – Part 1.

da The Dubliners di James Joyce

regia di Giancarlo Sepe

con Giulia Adami, Lucia Bianchi, Paolo Camilli, Federico Citracca, Manuel D'Amario, Giorgia Filanti, Domenico Macrì, Caterina Pontrandolfo, Guido Targetti

voce di Pino Tufillaro

scene e costumi di Carlo De Marino

musiche a cura di Davide Mastrogiovanni e Harmonia Team

luci di Guido Pizzuti

scenografo collaboratore Lorenzo Castelli

Foto di Matteo Nardone

Teatro La Comunità, Roma, fino al 30 novembre