Una generazione scomparsa. I mondiali di calcio in Argentina del 1978
Intervista a Daniele Biacchessi
di
Cesare Rinaldi
Non avevo ancora compiuto otto anni quando per la prima volta sentii parlare dell'Argentina. L'occasione furono i Mondiali di Calcio del 1978. Conservo nella memoria alcuni sbiaditi ricordi di quell'evento: frammenti di partite, la sfilata in auto per le strade della mia città per festeggiare la vittoria dell'Italia con i padroni di casa dell'Argentina e un successo che valse agli azzurri il primo posto nel girone. All'epoca imparai a memoria le formazioni di alcune nazionali di quel mondiale. Ricordo poi quella combattutissima finale tra Argentina e Olanda, quel campo di gioco completamente ricoperto di carta bianca lanciata dagli spalti; le immagini di quel sorridente signore con i baffi che consegnava la Coppa nelle mani del capitano della nazionale padrone di casa.
Quel bambino, incollato davanti al televisore per seguire le gesta dei campioni del gioco più bello del mondo, scoprirà molti anni dopo ciò che realmente si nascondeva dietro quell'evento sportivo. È così che un bellissimo ricordo legato alla mia infanzia si trasformava di colpo in una storia di terrore. Si parlava di calcio mentre migliaia di persone sparivano nel nulla.
Liminateatri mi ha chiesto di intervistare il giornalista e scrittore Daniele Biacchessi. L'intervista è nata durante il nostro incontro in occasione della presentazione del suo ultimo lavoro Una generazione scomparsa. I mondiali di calcio in Argentina del 1978 al Salone del Libro di Torino.
La ricerca della verità e di una giustizia equa per i desaparecidos è stata possibile anche grazie all'emergere negli ultimi anni di una cultura dei diritti umani. Cosa l'ha spinta a ritornare a quegli anni, a riaprire quel capitolo tragico di un Paese geograficamente lontano ma umanamente così vicino?
Verità e giustizia non marciano mai insieme, nemmeno in modo parallelo. Questo vale per la Storia del nostro Paese e vale dunque anche per l'Argentina. Dal 1976 al 1983 in Argentina ci sono stati almeno 30mila desaparecidos (secondo alcune fonti perfino 50mila); gli oppositori sono stati torturati in oltre 350 centri di detenzione; ogni mercoledì e sabato per sette anni migliaia di persone sono state trasportate con gli aerei verso la morte (iniettavano loro il Penthotal e poi li scaricavano in mare da 2mila metri d'altezza); buona parte degli argentini portano nomi e cognomi italiani; i figli dei torturati venivano strappati ai genitori naturali e poi venduti ai militari. Poteva un uomo di cultura che ama l'arte stare in silenzio? Ecco perché dopo tanti anni ho voluto realizzare un libro e un film. Non solo per non dimenticare, ma anche per dimostrare che queste storie non rappresentano il passato, bensì il presente. Torture, orrori e olocausti si consumano oggi in Siria, in Libia, in Iraq, in Messico. Non possiamo chiudere gli occhi.
Il suo libro si apre con un riferimento alla tragedia di Antigone, incarnata dalle Madri argentine che sfidarono il potere e la legge di uno Stato terrorista che negò la sepoltura del cadavere del nemico, impedendo ai familiari l'elaborazione del lutto. Neppure i resti avrebbero dovuto restare .
Antigone riassume più di ogni altro testo l'Olocausto argentino. Scritto oltre 2500 anni fa, conserva ancora un'attualità sconcertante, una forza poetica e narrativa senza pari. Non è solo la ricerca della verità delle Madres, sono anche la mancata sepoltura, i corpi scomparsi, lo scempio della dignità umana, gli habeas corpus mai concessi a dispetto delle leggi internazionali, il crimine che diventa Stato e annulla ogni voce libera.
Un genocidio scientificamente pianificato in un Paese che negli anni del terrore ospitò persino i mondiali di calcio. Tutti sapevano nelle stanze dei bottoni, ma finsero di ignorare la barbarie. Nel suo lavoro si racconta di come, sotto l'occulta regia della P2, si consolidò un patto d'acciaio fra poteri forti italiani e il regime militare.
Nel golpe argentino ci fu la mano dell'Italia occulta della loggia massonica P2 di Licio Gelli. Lui era lì che girava nell'ambasciata ben prima del 24 marzo del 1976, il giorno del colpo di stato. Quando lo arrestarono in Svizzera aveva con sé un documento d'identità argentino falsificato all'Esma, il maggiore centro clandestino della Giunta. Sia il console Enrico Calamai che il corrispondente del Corriere della sera Gian Giacomo Foà vennero allontanati dai loro incarichi e trasferiti in Brasile perché salvavano vite umane.
Dal libro è tratto il film in uscita nel dicembre 2017. Com'è nato questo progetto?
Voi mi conoscete bene. Sono un giornalista diventato poi scrittore, narratore di teatro, e ora regista e autore cinematografico. A me interessano le storie che firmano la grande Storia. E mi interessa uno schema produttivo indipendente. Così come i miei spettacoli teatrali, anche per il cinema lavoro con il mio pubblico. Quindi ho scelto il crowdfunding per realizzare i lungometraggi Giovanni e Nori e Il sogno di Fausto e Iaio e il mediometraggio I carnefici . Cosi è per Una generazione scomparsa. I mondiali di calcio in Argentina del 1978 , un film illustrato con la tecnica Ldp (Live Digital Painting) da Giulio Peranzoni.
Una generazione scomparsa. I mondiali di calcio in Argentina del 1978
di Daniele Biacchessi
Jaca Book, Milano, 2017, pp. 128, euro 14,00 |